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 13 giugno 2018

Il consigliere regionale del Pd replica alla Uilfpl: “Ho proposto cose di buon senso sulle quali riflettere e ragionare con estrema apertura e disponibilità mettendo al centro cittadini e lavoratori, non interessi particolari o posizioni di parte”

“Cosi come credo di aver la coda di paglia penso allo stesso modo che la Uilfpl corra il rischio di assumere una funzione più ‘politica’ che sindacale. Forse devono essere sfuggite le mie posizioni sulla legge 2/2017 di riordino del sistema sanitario che ha determinato più di qualche problema, le posizioni assunte in merito alla necessità di approvare un buon piano sanitario ed un testo unico del settore; forse devono essere sfuggite posizioni e proposte sulla continuità assistenziale e su altri aspetti del sistema sanitario regionale come sullo stesso accordo ricordato tra San Carlo e Asp proprio sulle liste di attesa”.

E quanto afferma il consigliere regionale del Pd Piero Lacorazza precisando che “tuttavia se questa scarsa attenzione può essere compresa, meno chiara è la interpretazione, ai limiti della ‘faziosità’, della mia proposta e del mio impegno per ridurre le liste di attesa. Sarebbe il caso di approfondire, per esempio, come credo abbia riconosciuto il segretario Uil Carmine Vaccaro in prima Commissione, il tema del comma 3 dell’art. 116 della Costituzione utilizzato per rimuovere il limite delle assunzioni del personale in Regioni come Lombardia, Veneto e Emilia Romagna. Così come spero che la Uilfpl abbia letto la proposta ed ascoltato il mio intervento in Consiglio regionale; non credo. È tutto gli atti”.

“’Nessuna ciaccia alle streghe’ – aggiunge Lacorazza -, nessun attacco alle attività libero – professionali e piena consapevolezza delle modalità della intramoenia; aver dato una certa interpretazione alla mia posizione configura una ‘funzione’ politica di un sindacato di categoria che, peraltro, già in altre occasioni si era esposto in dinamiche interne al Pd”.

“Andando al merito – afferma ancora l’esponente politico – la mia proposta è chiara: apertura del confronto con i Ministeri competenti per rimuovere il blocco del turnover con una norma ponte da approvare in legge stabilità entro fine anno in attesa dell’avvio dell’iter previsto dal comma 3 dell’art. 116 della Costituzione; abbiamo avviato un percorso in prima Commissione che non può concludersi per effetto della fine della legislatura, basta approfondire il lavoro fatto da Regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna; istituire un Osservatorio per le liste di attesa che relazioni ogni due mesi al Consiglio sulle cause e sugli eventuali correttivi per abbattere i tempi, un Osservatorio che dia peso alla partecipazione e alle competenze; valutare la limitazione o il blocco dell’attività intramoenia laddove i tempi di attesa siano lunghi o superino determinati limiti”.

“Insomma – conclude Lacorazza – ho proposto cose di buon senso sulle quali riflettere e ragionare con estrema apertura e disponibilità mettendo al centro cittadini e lavoratori, non interessi particolari o posizioni di parte”.