Potenza, 20 giugno 2014
Ai Segretari di circolo Pd
Loro sedi
Ci sono regole da rispettare, certo. Ma la politica deve saper ascoltare sempre, anche quando si mettono in discussione le regole. E’ stato così nel 2012, quando Pierluigi Bersani, che avrebbe potuto invocare le regole dello Statuto del Pd e “pretendere” la sua automatica candidatura a premier, ha accolto invece la richiesta di Matteo Renzi consentendo lo svolgimento delle primarie ed interpretando così un orientamento molto diffuso fra i militanti del Pd e nell’opinione pubblica. La politica in questo caso ha saputo governare un processo, trovando una sintesi che è andata oltre le regole prestabilite. Poi naturalmente si può discutere (anzi si dovrebbe proprio) di come le primarie si fanno in Italia, per evitare che siano chiuse e semiclandestine come quelle celebrate in qualche occasione dal movimento cinquestelle (primarie di setta), oppure aperte alla partecipazione anche di chi non c’entra proprio nulla con il centrosinistra (primarie a rischio opa ostile) ma non resiste alla tentazione di condizionare le scelte degli altri. E quindi: sarebbe opportuno andare verso la creazione dell’albo degli elettori delle primarie, sul modello americano, stabilendo una volta per tutte chi può iscriversi e quanto tempo prima di ogni competizione si definisce la platea degli elettori. Fino a quando non maturerà questa scelta, la stessa discussione sulle regole risulterà largamente incompiuta. Ma questo non è l’unico problema.
Prendiamo il caso della Basilicata, dove ci apprestiamo a fare il congresso il 12 luglio con le candidature cristallizzate a febbraio. Io penso che sarebbe un errore, e chiedo che si riaprano i termini per la presentazione delle candidature. “Non si può fermare il vento con le mani” è la frase più volte utilizzata nell’ultimo periodo a sostegno del cambiamento. Eppure in Basilicata mi sembra si sta facendo proprio questo. Tra febbraio, mese entro il quale sono state presentate le candidature, e il 12 luglio, giorno delle primarie per la scelta del segretario, non è accaduto nulla? In Italia (e in Basilicata), abbiamo avuto un risultato importante: oltre il 40% alle elezioni europee. Un risultato ‘storico’, dovuto innanzitutto alla spinta che Matteo Renzi ha dato alla guida del Governo. Ma questo risultato è anche il frutto dell’impegno di tante persone, di voi, che con fatica mandate avanti la vita democratica dei circoli del Pd, dei militanti e dei cittadini che con voi interloquiscono quotidianamente. Un risultato frutto del vostro sforzo organizzativo e di “resistenza”, messo in campo anche quando le cose non sono andate per il verso giusto. Insomma: oggi non ci sarebbe il Partito di Renzi, se non ci fosse stata l’ostinazione e il vostro sforzo di questi mesi e di questi anni, l’aver creduto nel progetto politico di un Pd forte e radicato.
Per questo il risultato importate conseguito anche in Basilicata, la sconfitta di Potenza, avrebbe dovuto consigliare di riaprire i termini per la presentazione delle candidature, per un congresso diverso e nuovo, rispetto a febbraio, perché nuovo e diverso e il tempo nel quale operiamo. Come si organizza un partito che rappresenta il 40 % degli italiani? E’ vero che in molti Comuni, anche in Basilicata, la vittoria del Pd è stata il frutto di un partito organizzato? E dove abbiamo perso, quali temi occorre approfondire? Ma, soprattutto, come cambiano le prospettive politiche in Italia e in Basilicata dopo il risultato delle europee?
Questi sono i termini del confronto che servirebbe oggi , e che necessariamente non può essere, non è “la stessa cosa” del congresso immaginato a febbraio. Lo scenario è cambiato e ancora una volta per stare nella società occorre aprirsi, come ha fatto Bersani nel 2012. Altrimenti, chiusi nei vecchi recinti un po’ autoreferenziali del passato, non riusciremo ad affrontare le sfide politiche di questo tempo difficile: la nuova programmazione, la nuova governance, i rischi e le opportunità legati all’utilizzo delle risorse naturali.
Come vedete, quindi, nessuna strumentalità e nessun personalismo (quelli sono già fin troppo presenti nel nostro partito, purtroppo). Ma una serie di questioni rilevanti per il nostro futuro, che richiedono di aprire il confronto e non di chiuderlo prima di cominciare. Per questo vi esorto a far sentire la vostra voce, ed auspico che questa non resti confinata nei social network ma attraversi tutti i nostri circoli e coinvolga tutti i nostri militanti.
Vi ringrazio per l’attenzione.
Piero Lacorazza