Il 2015 è un anno cruciale. Negli ultimi dieci anni la Basilicata è passata dal cosiddetto phasing out, quando in base ai dati statistici siamo usciti dall’area delle Regioni a ritardo di sviluppo, al ritorno, sempre per motivi statistici oltre che per la crisi, nell’area dell’Obiettivo 1. Ed abbiamo concluso la discussione sui risultati e sui limiti della programmazione 2007/2013 affermando che con il nuovo programma 2014/2020 era necessario innanzitutto concentrare le risorse comunitarie, statali e regionali su pochi e qualificanti obiettivi, in grado di costruire e consolidare una risposta istituzionale forte alla crisi.
L’elemento maggiormente osservato dalla Commissione Europea sui programmi comunitari è la cosiddetta “condizionalità”, cioè la premessa per una valutazione ex ante ed ex post degli obbiettivi che si intendono realizzare con le risorse comunitarie; un metodo e un approccio che dovrebbe valere sempre dentro le regole e le compatibilità normativa e programmatoria. La condizionalità è pianificazione, legislazione, qualità della pianificazione e della legislazione. È quindi la condizione per spendere bene e velocemente le risorse finanziarie che cerchiamo di utilizzare per far ripartire l’economia della nostra regione. Ovviamente avvertiamo tutti che anche da questo tema dipende lo sviluppo sostenibile, armonioso dei nostri territori. E dentro questa sfida si incontra la priorità del lavoro, che è la principale questione di fronte a noi e che richiede una politica rivolta innanzitutto ai giovani.
Credo sia giusto ringraziare gli uffici e i tecnici per il lavoro che stanno facendo in queste ore ma è fin troppo evidente che siamo in ritardo. Ci sarebbe voluta più politica, più dibattito e più visione, e dal mio punto vista tutti siamo chiamati in causa. In diverse sedi istituzionali e politiche avevo segnalato che questo è il momento per un confronto largo perché siamo all’inizio della programmazione. Non voglio ritornare su fatti passati ma il tema c’era e c’è. Perché è importante la partecipazione e perché la partecipazione è condizionalità per sentirsi comunità, per sentirsi comunità dentro una visione, un progetto di sviluppo. Io lo dicevo mesi fa, e anche in maniera un po’ solitaria ho dato, raccogliendo anche nelle piazze reali e virtuali i contributi di tanti, il mio contributo di idee e di proposte.
E proprio in base al principio di condizionalità l’Europa ha osservato il nostro programma, rilevando fragilità di pianificazione, programmazione, legislazione. Questo significa che corriamo il rischio di portare i vizi del vecchio ciclo di programmazione anche nel nuovo ciclo. È chiaro che una buona pianificazione, programmazione e legislazione richiede i suoi tempi e quindi occorre dare più spazio al confronto e alla partecipazione. Ecco perché questa procedura di consultazione pubblica sulle specializzazioni intelligenti è essenziale. Più partecipazione riusciamo a realizzare e più le scelte e le politiche potranno essere efficaci, più vissute e consapevoli.
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