11 marzo 2018

Per il consigliere del Pd “è necessario approfondire, confrontarsi e aprire un dibattito vero se davvero si vuole accettare la sfida del cambiamento per una scuola buona, che prepari i nostri ragazzi ad essere cittadini del mondo, in Basilicata”

“È possibile migliorare l’istruzione in Basilicata attivando la leva di una maggiore autonomia così come previsto dall’art. 116 della Costituzione Italiana? A scanso di equivoci non significa fare una scuola veneta, lombarda, lucana, etc. Significa, se dovessero essere concrete alcune possibilità/opportunità, agire nell’ambito dell’art. 5 della Costituzione: la Repubblica è una ed indivisibile, valorizza autonomia e decentramento. Partiamo da qui”.

E’ quanto afferma il consigliere regionale del Pd, Piero Lacorazza che aggiunge: “Sulla legge 107/2015 (la cosiddetta buona scuola) si è discusso tanto, alcune volte anche in maniera ideologica sia da chi ha sostenuto la validità di alcune scelte sia da coloro che hanno provato a demolirla. Si sono utilizzati termini molto forti: deportazioni per le stabilizzazioni dei precari del sud verso il nord del Paese. Ora non voglio riaprire questa discussione. Mi interessa ragionare su un altro dato”.

“Ovviamente – continua – dando per acquisite le mie posizioni sostenute in questi anni mi interessa provare a ragionare su uno dei presupposti che ha reso fragile la cosiddetta ‘buona scuola’: l’incremento del rapporto tra studenti e docenti imposto, a suo tempo, dai tetti di spesa del ministro Tremonti e condivisi dal ministro Gelmini. Abbiamo vissuto queste scelte con un impatto molto rilevante per le caratteristiche della nostra regione: tanto territorio e pochi abitanti”.

“A cosa può essere utile – dice Lacorazza – una valutazione sulle opportunità dell’art. 116 della Costituzione? Riporto un passaggio dell’accordo tra Emilia Romagna e governo nazionale: ‘la Regione può costituire un fondo regionale per consentire l’integrazione dell’organico di cui alla legge 107/2015, nonché ulteriori posti deroga’. Questo tema avrà un significato anche nella nostra regione?  Non si tratta di pensare ad occupare ogni due studenti un insegnante ma di provare a ragionare su modelli di istruzione/formazione che anche nelle aree interne della Basilicata possano garantire qualità e presidi. Ribadisco l’ordine: qualità e presidi”.

“Si tratta – conclude – di ragionare intorno al tempo pieno dappertutto, innanzitutto come scelta nazionale. Si tratta di mettere più qualità e più posti per gli studenti con diverse disabilità.
Insomma metto a disposizione una traccia di lavoro nella consapevolezza che è necessario approfondire, confrontarsi e aprire un dibattito vero se davvero si vuole accettare la sfida del cambiamento per una scuola buona, di qualità che prepari i nostri ragazzi ad essere cittadini del mondo, in Basilicata”.

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