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Per il consigliere regionale del Pd “è positivo il confronto avviato sul tema della maggiore autonomia delle Regioni a seguito dell’esito referendario in Lombardia e in Veneto e al pronunciamento del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna”
“È positivo il confronto avviato sul tema della maggiore autonomia delle Regioni a seguito dell’esito referendario in Lombardia e in Veneto e al pronunciamento del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna. Un confronto che per molti di noi non è la estemporanea comunicazione agli organi d’informazione ma il solco, alcune volte anche impopolare, che ci ha visto critici, dal Governo Monti ad oggi, per come si è affrontata la riforma delle Province e in maniera del tutto pasticciata e controversa la riforma del Titolo V della Costituzione anticipata dall’art. 38 dello Sblocca Italia”. E’ quanto dichiara il consigliere regionale del Pd Piero Lacorazza.
“Ci sono alcuni aspetti – aggiunge – che andrebbero ricondotti non solo nell’alveo degli articoli 116 e 117 della Costituzione ma anche dell’art. 119 che dice, tra l’altro, che ‘… la legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante…’. Aggiungo che ben prima della riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001 la Basilicata riuscì ad ottenere, in un contesto di leale collaborazione con il Governo, nel campo energetico, la retrocessione del 30% delle royalties dallo Stato alle Regioni. Ma questo 30% di risorse sarebbe dovuto servire per alimentare la programmazione negoziata principalmente nelle aree in cui si estrae il petrolio. Cosi non è stato. Ho più volte sollevato la questione. La stessa Corte dei Conti ha utilizzato questo argomento nella mancata parifica del rendiconto di gestione 2015 della Regione Basilicata”.
“Cosa voglio dire? Che stare dentro la sfida dell’autonomia – conclude Lacorazza – significa accettare la sfida della efficienza e della efficacia. Per questo dopo aver dato il mio contributo da presidente del Consiglio regionale per l’approvazione dello Statuto, atteso da molti anni, ho messo all’attenzione del confronto politico istituzionale tre proposte di legge: sistema elettorale, assetto dei poteri e finanziamento delle funzioni con un fondo unico per gli enti locali”.