Ascolta | Video | Immagini | Presenti all’incontro con la stampa il presidente del Consiglio regionale, Piero Lacorazza, il presidente della Commissione regionale dei Lucani nel mondo, Nicola Benedetto, il vicepresidente, Francesco Mollica, il sindaco di Avigliano, Vito Summa

Il presidente della Commissione regionale dei Lucani nel mondo, Nicola Benedetto, nel sottolineare l’importanza del Museo, ha espresso “la sua soddisfazione per un intervento che deve diventare uno strumento fondamentale per il turismo di ritorno, non solo in occasione di Expo 2015, ma che deve dare un impulso forte per la ripresa della regione, abbandonando le vesti ‘fredde’ di cui, troppo spesso, sono avvolte strutture del genere. I fondi stanziati finora, non sono certamente esaustivi, ma rispecchiano la volontà della Istituzione di voler armonizzare il patrimonio culturale di cui la Basilicata è ricca con la contemporanea valorizzazione del territorio. Puntare sul turismo culturale sotto l’occhio vigile dei connazionali, incentivando le associazioni dei giovani, ‘sfruttandone la loro freschezza di idee’, il tutto nell’ottica dell’entusiasmo ora all’apice per Matera capitale europea della cultura 2019”.
Il sindaco di Avigliano, Vito Summa, ha sottolineato che “si è in presenza di un contenitore che va riempito. Con l’iniziativa in atto – ha detto – si rafforza questo contenitore che finora rappresentava, sia pure nel suo inestimabile valore, solo un monumento. Una gestione innovativa per rendere il Museo un vero attrattore, incrementando ogni sua connessione con l’intero mondo di Federico. Un momento identitario – ha concluso Summa – da rendere accessibile in ogni stagione attraverso una sfida assolutamente innovativa di cura e con la gestione di quanto preziosamente custodito e da ‘esportare’ senza soluzione di continuità all’esterno”.
Il vice presidente della Commissione, Francesco Mollica, nell’illustrare le novità non solo normative, della nuova legge con le ultime modifiche alla 16/99, essenzialmente legate allo snellimento del funzionamento ed allo svecchiamento per renderla più consona alla tempistica delle azioni da intraprendere anche con la presenza del Comitato, ha sottolineato “il legame imprescindibile che il Museo dovrà avere con tutte le altre iniziative in cantiere. Deve essere in continua sinergia – ha specificato – con quanto deciso dalla Commissione, dal Consiglio regionale, in continuo raccordo con il territorio. Gli attrattori da soli non funzionano, di qui l’esigenza della condivisione costante, ponendo a regime una rete solida di valorizzazione e di promozione di tutto quanto la Basilicata ha espresso e continua ad esprimere. Fondamentali le nuove tecnologie adottate per la messa in opera della struttura, tecnologie che rendono il progetto legato strettamente alla emigrazione attuale, fatta, essenzialmente di imprenditori e giovani laureati. Rinnovare il meccanismo delle Associazioni dei lucani nel mondo con questo nuovo strumento che risponde alle esigenze ed alle volontà tutte allineate nella finalità dell’offerta di qualità basata una storia ricca di tradizione, ma anche di enormi capacità per il futuro”.
Pietro Spadavecchia, rappresentante della ETT Spa, la società genovese che porterà a compimento i lavori ha riferito in merito alla “esperienza in ambito museale (realizzati già i musei di Genova e Recanati). Un società del Nord – ha precisato – ma ben radicata al Sud. Ogni Regione ha una propria storia e l’intenzione resta fermamente quella di rappresentare ‘il percorso di un emigrato’. L’idea principale: raccontare un set di tutta una serie di storie atomizzate realmente esistite. Tappe fisicamente implementate con nuove tecnologie in un museo interattivo che non trascura, di certo, l’apertura all’emigrazione moderna”.
Patrizia Del Puente, glottologa dell’Università della Basilicata ha esordito ricordando come, in effetti, “tra i primi emigranti sono, senz’altro da annoverare, i liguri fondatori in Lucania delle isole Gallo – italiche. Importante – ha proseguito – l’impostazione data al Museo con l’accorta attenzione di non cadere, come spesso accade in questi casi, nel Kitsch, ma rimanendo solidamente nel sobrio e, soprattutto, nella verità incontestabile dei fatti e dei personaggi. Qui c’è davvero il collegamento con le altre azioni pensate e finalizzate ad obiettivi simili, il visitatore viene introdotto in una serie di storie fatte anche con documenti cartacei, con la giusta attenzione alla lingua degli emigrati, anche con le sue ‘attendibili’ e
interessanti sgrammaticature. Ineccepibile il connubio tra turismo e cultura in cui si inserisce l’emigrazione degli intellettuali che, purtroppo, spendono altrove la propria professionalità. Ecco, il Museo può e deve divenire momento di riaggregazione, deve far sì che queste professionalità tornino in Basilicata, al di là del turismo tout court”.
Il componente del Comitato scientifico nominato dalla Soprintendenza archivistica, Michele Durante, ha rimarcato che “in poco tempo è stato fatto un ottimo lavoro. ‘La consapevolezza è che, nei cassetti dei lucani, vi è una gran ricchezza di storia materiale che può dare l’input più efficace all’organizzazione del Museo, rafforzandone il radicamento nel tempo. Questa grande ricchezza di materiale documentale deve favorire ‘la cultura della conservazione’ e, di concerto, quella della donazione. La costituzione di una banca dati con gli originali è l’auspicio maggiore, anche se all’inizio si può ovviare con le copie, l’importante è che i lucani inizino a concepire la ‘bontà’ del condividere le storie in una memoria che fa parte del patrimonio collettivo non solo regionale”.
Il presidente Lacorazza, nel concludere i lavori, ha fatto “una prima considerazione: non si tratta di un ‘manufatto’. Il Museo è il simbolo
tangibile di una grande storia della memoria collettiva dei lucani che devono aprire le proprie case, i propri armadi, i loro cassetti, le loro antichità che nascondono grandi tesori. Il senso di un museo non è quello di mummificare una identità, bensì di trasmetterla con il coinvolgimento delle nuove generazioni lungo il percorso intrapreso. E’ importante mantenere la data del 22 maggio per l’inaugurazione, dal momento che due giorni dopo il 24 maggio 1914 vi fu l’annuncio dell’ingresso dell’Italia nella Grande guerra. Avviare, in tal modo, un percorso misto, guardando l’emigrazione anche attraverso il conflitto bellico. Un lavoro di stimolo, dunque, dando al Museo alcune particolarità che lo rendano unico con l’aggiunta di ‘un’idea in più’ che può essere la storia dell’emigrazione anche attraverso la musica o altri fenomeni e avvenimenti pregnanti dell’epoca. Un forte contributo operativo per una strategia più larga che riguarda l’Istituzione nella sua capacità di innovarsi, le radici dell’emigrazione quale idea di libertà e il futuro, pensando a Matera 2019, e non solo. La capacità – ha esplicitato Lacorazza – delle Istituzioni di far fare a Cristo un altro passo avanti, oltre Eboli”.