Lacorazza: nuovo Statuto per una democrazia più forte

Di seguito il discorso fatto in Aula dopo la riconferma dell’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea

foto relazione Lacorazza

Prima di tutto il lavoro. Far ripartire l’economia della nostra regione

Quello appena trascorso non è stato un anno facile, e non solo per la crisi che continua a far sentire i propri effetti nell’economia e nella società, soprattutto in tante famiglie che rasentano la soglia di povertà, fra quanti hanno perso il lavoro come fra quanti faticano a trovare un’occupazione. Il 2015 è un anno cruciale per costruire e consolidare una risposta istituzionale forte alla crisi, a partire dalla definizione completa dei fondi comunitari per il periodo di programmazione 2014 – 2020. Non sfugge al Consiglio e alla Giunta che l’elemento maggiormente osservato dalla Commissione Europea sui programmi comunitari è la cosiddetta “condizionalità”. La condizionalità è la premessa per una valutazione ex ante ed ex post degli obbiettivi che si intendono realizzare con le risorse comunitarie; un metodo e un approccio che dovrebbe valere sempre per dare forza e ruolo al Consiglio, in fase ascendente e discendete, controllo ma anche proposta dentro le regole e le compatibilità normativa e programmatoria. La condizionalità è pianificazione, legislazione, qualità della pianificazione e della legislazione. È quindi la condizione per spendere bene e velocemente le risorse finanziarie che cerchiamo di utilizzare per far ripartire l’economia della nostra regione. Ovviamente avvertiamo tutti che anche da questo tema dipende lo sviluppo sostenibile, armonioso dei nostri territori. Ovviamente dentro questa sfida si incontra la priorità del lavoro, che è la principale questione di fronte a noi e che richiede una politica rivolta innanzitutto ai giovani.

 

La riforma del Titolo V cambia lo scenario: pensare e progettare una nuova Italia in uno spazio Euromeditterraneo; il Sud deve essere una piattaforma strategica

Nel 2014 abbiamo incrociato più volte il grande tema dei poteri della Regione e dei territori, a partire da quando, il 2 e l’8 aprile del 2014, abbiamo svolto una appassionata discussione sulla riforma del titolo V della Costituzione.

In quella occasione abbiamo ribadito con forza la necessità di una riforma del titolo V che tenga conto delle esigenze di maggiore efficienza, di maggiore governabilità e anche delle istanze di riduzione dei costi della politica, che punti a rafforzare la cooperazione interregionale mantenendo invariati i confini amministrativi.

Ed oggi, mentre la Camera dei Deputati ha appena svolto le votazioni finali su un testo che presenta ulteriori modifiche volte a ricondurre alla competenza esclusiva statale le “politiche attive del lavoro”, e “le disposizioni generali e comuni sull’istruzione e formazione professionale”, confermando quindi una impostazione diversa da quella che questo Consiglio regionale aveva auspicato, è giusto ribadire che per riformare la Costituzione è preferibile realizzare la più larga convergenza, e quindi, al di là della strumentalità di alcune posizioni, va percorsa ogni strada possibile per ricreare il clima del confronto, facendo anche uno sforzo ulteriore per migliorare una riforma costituzionale (e una legge elettorale) che corre il rischio di svuotare le istituzioni di prossimità di poteri e funzioni.

Questo non vuol dire che non sia necessario e urgente approvare le riforme, l’Italia aspetta da decenni un nuovo assetto Costituzionale . Semmai il tema è quello della comune responsabilità di tutti rispetto al percorso delle riforme che potrebbe essere anche un’occasione utile ma che corre il rischio di trasformarsi in un semplice referendum sui costi della politica o, come ha scritto ieri sul Corriere della Sera Antonio Polito, in una contrapposizione tra la “volontà del popolo” e il Parlamento.

In queste ultime settimane si è riaperta con forza anche la discussione sui confini amministrativi oltre che sul ruolo delle Regioni, sebbene su iniziativa dei parlamentari lucani è stato bocciato dalla Camera dei Deputati un emendamento che prevedeva l’accorpamento delle Regioni con meno di un milione di abitanti. La vera questione, è bene ribadirlo ancora una volta, come abbiamo detto con forza nell’aprile scorso e come ha ripetuto nei giorni scorsi lo stesso presidente Pittella, è quella della gestione dei servizi, con l’obiettivo di creare centri di programmazione comune fra le Regioni esistenti, stabilendo allo stesso tempo che la sessione comunitaria divenga momento unificante della  programmazione unitaria dei Consigli regionali in stretto coordinamento con Agenzia per la coesione territoriale, la cabina di regia che a livello nazionale opera con funzioni di indirizzo, di monitoraggio e di verifica sull’uso dei fondi europei. E forse è necessario anche che si torni a parlare di un Ministro del Mezzogiorno, che il Governo nazionale, insieme al Parlamento, torni cioè a scrivere nella sua agenda la parola Sud. Non si tratta di rivendicare ma di pensare e progettare una Nuova Italia in uno spazio Euromeditterraneo e il Sud deve essere una piattaforma strategica, e non solo giustamente per accogliere i disperati che scappano dalle zone di guerra e dalla fame.

C’è un’altra data che ha segnato l’attività di questa Assemblea, ed è quella del 4 dicembre 2014, quando ci siamo confrontati sulla legge “sblocca Italia” e sulla questione delle attività petrolifere. Sono tornati, in quella occasione, gli stessi temi affrontati in precedenza in materia di prerogative, ruolo e funzioni delle Regioni, perché lo sblocca Italia anticipa in qualche modo tutti i temi della riforma Costituzionale attualmente all’attenzione del Parlamento.

I media hanno raccontato in quella occasione di un palazzo sotto assedio dei manifestanti, e io non sottovaluto la visione della stampa ne tantomeno le posizioni, tutte legittime, di partiti, movimenti, associazioni e cittadini, fra cui tanti giovani e giovanissimi, che in quella giornata si sono espressi. Voglio però ribadire che in quella giornata c’è stata anche la risposta delle istituzioni, perché in quest’Aula abbiamo dato vita ad un dibattito vero, a tratti aspro, con la notevole pressione della piazza, ma senza mai perdere il contatto con i manifestanti. E credo che questo profilo ha rafforzato e valorizzato l’espressione più autentica dell’istituzione regionale.

Ascolto, dialogo, rispetto e responsabilità. E poi la decisione, che il Consiglio regionale ha assunto. Restano i dubbi, le perplessità. E restano le posizioni che ognuno di noi legittimamente ha assunto. Ma il punto vero era ed è la riforma del Titolo V, che fa emergere come la vicenda delle estrazioni petrolifere è una grande questione nazionale.

Questo patrimonio di confronto e partecipazione non va disperso perché è la condizione essenziale per costruire una Basilicata migliore. Il confronto è a volte difficile, ma è sempre la strada migliore.

 

Una nuova Carta, non più l’ultima ma la prima, per regolare questa nuova fase dell’assetto dei poteri del nostro Paese

Mentre il Parlamento sta definendo la riforma Costituzionale, in quest’Aula stiamo per portare in discussione la proposta di riforma dello Statuto, che nei mesi scorsi è stata oggetto dell’approfondimento della prima Commissione, in cui tutti i gruppi consiliari hanno portato un contributo significativo per migliorare il testo realizzato in collaborazione con i tecnici dell’Issirfa – Cnr. Un passaggio molto delicato per la contemporanea riforma del titolo V della Costituzione che configura nuovi poteri, cambia il rapporto fra Stato e Regioni, e a maggior ragione impone che il Consiglio regionale riesca a dotarsi di nuove regole per una democrazia regionale più forte. Il nostro nuovo Statuto si iscriverà dentro questo percorso riformatore, e sarà quindi anche una grande scommessa avere una nuova Carta, non più l’ultima ma la prima, per regolare questa nuova fase dell’assetto dei poteri del nostro Paese.

In questi giorni stiamo tenendo un ampio confronto per coinvolgere i territori, le istituzioni locali, il mondo associativo ed i singoli cittadini che intendono interloquire con noi suoi principi che in futuro devono guidare l’attività istituzionale della Regione.

Io credo che il nuovo Statuto debba “muoversi” su due binari, quello dei principi e quello dell’equilibrio. Promozione e tutela dei diritti della persona, efficaci modalità e strumenti di partecipazione, nuovi strumenti di programmazione, il protagonismo dei territori, il rapporto con l’Europa, lo Stato e le altre Regioni italiane: questi, in estrema sintesi, i principi delineati nella bozza del nuovo Statuto, che vanno declinati realizzando un rapporto equilibrato tra Regione e territorio (cioè in primo luogo fra la Regione e le Autonomie locali, nel quale la Regione si impegna a cedere una parte della sovranità agli enti locali; una scelta che simbolicamente abbiamo anticipato offrendo una sede in Consiglio regionale all’Anci), fra potere legislativo e potere esecutivo (che potrebbe significare ad esempio incompatibilità fra le funzioni di consigliere e assessore), fra i generi (che significa affermare pienamente le pari opportunità). Nel momento di massima difficoltà delle Regioni italiane, perseguire un modello fondato sull’equilibrio è essenziale per affrontare le sfide del futuro. Credo che fin qui è stato fatto un buon lavoro, e possiamo utilizzare le prossime settimane per asciugare un po’ il testo, che contiene essenzialmente principi generali e deve per questo essere essenziale, breve e chiaro, come credo ci chiedono i cittadini.

 

Leggi chiare e comprensibili, trasparenza, riduzione dei costi: così si ricostruisce il rapporto fra istituzioni e cittadini

Chiare e comprensibili devono essere anche le leggi (ed i provvedimenti) che approviamo in Consiglio regionale. E chiari devono essere i procedimenti, che in ogni fase i cittadini devono poter verificare. Anche per questo abbiamo avviato la discussione di alcune modifiche al Regolamento, che soprattutto guardando alla lunga e defaticante procedura di approvazione delle manovre finanziarie hanno lo scopo di rendere più trasparenti le modalità di presentazione degli emendamenti, come pure con l’informatizzazione di quest’Aula possiamo contribuire a migliorare la qualità del lavoro legislativo. E già da alcuni mesi sono disponibili sul nostro sito web tutti gli atti, comprese le delibere dell’Ufficio di Presidenza e i mandati di pagamento, come pure abbiamo attivato il wifi libero e fruibile per tutti i cittadini nel palazzo del Consiglio regionale.

Stiamo inoltre lavorando con il supporto tecnico dell’Issirfa – Cnr per la definizione di testi unici per riordinare la legislazione regionale su alcune materie fondamentali ed abbiamo previsto l’attivazione di dottorati di ricerca e tirocini formativi per coadiuvare il lavoro dell’Ufficio legislativo del Consiglio regionale.

Non ripeto qui i dati numerici sull’attività del Consiglio regionale che abbiamo già illustrato in altra sede, voglio limitarmi a ricordare che nel 2014 c’è stato un forte protagonismo del Consiglio regionale, dei gruppi consiliari e dei singoli consiglieri che si è tradotto in diverse leggi importanti. Solo due dati: su 46 leggi approvate fino ad oggi quasi la metà sono il frutto di proposte avanzate da consiglieri regionali; nella precedente seduta abbiamo quasi totalmente evaso le interrogazioni e, pur non riuscendo a volte a discuterle in tempi brevi (in questo senso chiedo a tutti, a partire dal governo regionale e dagli uffici, uno sforzo ulteriore) forse è la prima volta che riusciamo a raggiungere questo risultato che incide sul funzionamento di questa Assemblea. Naturalmente possiamo e dobbiamo fare meglio, perché le interrogazioni (come pure le mozioni, le interpellanze e gli ordini del giorno legati alle leggi che approviamo) non segnalano solo il diritto a ricevere una risposta di chi le propone, ma portano in quest’Aula i problemi della Basilicata. Certo, tutti i procedimenti vanno senza alcun dubbio migliorati anche promuovendo in ogni fase la partecipazione e il carattere pubblico e aperto del confronto.

Ma voglio ricordare anche gli sforzi fatti, e da rinnovare quest’anno, per ricostruire il rapporto fra istituzioni e cittadini, attraverso le scelte fatte per la trasparenza e la riduzione dei costi. E a questo riguardo permettetemi di ribadire che la proposta di legge sulla riduzione dei vitalizi non ha alcun intento demagogico ne tantomeno punitivo nei confronti di quanti hanno dato il proprio contributo a questa istituzione nelle precedenti legislature, e non è un caso che questa proposta viene dopo la riduzione delle indennità e dei rimborsi spese, e dopo l’abolizione dei vitalizi e delle indennità di fine mandato per chi siede oggi in quest’Aula. Prima noi, poi gli altri, con equilibrio e rispetto. Con la consapevolezza che il tema della riduzione dei costi delle istituzioni e della qualità della spesa deve essere ancora oggetto della nostra attenzione.

 

Dialogo con la scuola e l’Università: memoria e identità da condividere

E voglio ricordare la costante attenzione del Consiglio regionale nei confronti del mondo della scuola, attraverso uno scambio, una interlocuzione continua su diversi temi quali la cittadinanza attiva, la conoscenza delle istituzioni, i giornali e le radio in classe, la memoria di eventi importanti per la formazione di una coscienza critica, le iniziative molto partecipate del Giorno della memoria e del Giorno del ricordo e quelle programmate sui cento anni dalla grande Guerra.

E proprio sulla scuola, oltre che su altri ambiti, è importante l’impegno di organismi istituzionali quali il Corecom, il difensore civico, il garante dell’infanzia e dell’adolescenza, la Commissione per le pari opportunità, che anche attraverso forme di coordinamento, possono sviluppare una serie di iniziative utili per far crescere la dimensione sociale e culturale della scuola in Basilicata. Così come è necessario ricercare e rafforzare un dialogo con la nostra Università, come gli studenti ci hanno chiesto con forza all’inaugurazione dell’anno accademico.

 

Cultura, memoria e futuro: con Matera 2019 parte la sfida per #Lucani2019

Il 2014 è stato anche l’anno della designazione di Matera a capitale europea per la cultura nel 2019. Mi auguro che il 2015 sia l’anno per preparare i lucani al 2019, raccogliendo la sfida della modernità e dell’innovazione per superare la crisi. #Lucani2019 è una parola d’ordine per dare un senso alle radici e alla storia, rinnovare le regole, stare al passo con i tempi. Per riscoprire anche  l’orgoglio di essere lucani, come abbiamo fatto in questi mesi (ed anche qualche giorno fa in Val d’Agri, dove abbiamo tenuto le iniziative programmate da questo Consiglio regionale per l’assemblea annuale delle Federazioni e delle Associazioni dei lucani nel mondo) puntando a rafforzare la ‘rete’ dei lucani nel mondo con la nuova legge, rendendo protagoniste le nostre comunità che vivono all’estero dei progetti per Expò 2015 e Matera 2019 e con l’imminente attivazione del museo dell’emigrazione a Lagopesole, che potrebbe anche essere il luogo ideale per un Centro di studi e valorizzazione dei dialetti lucani, prendendo spunto dall’ottimo lavoro fatto dall’Unibas con il progetto Alba.

Nel 2015 ricorrono i 40 anni dalla morte di Carlo Levi, i 70 anni dal Cristo si è fermato ad Eboli, gli 80 dal confino. Ricorderemo Carlo Levi anche con iniziative congiunte con il Comune di Aliano e con il Consiglio regionale del Piemonte. Proprio per questo, con la stessa forza del piacevole e doveroso ricordo mi sento di dire che la cultura deve essere per noi anche il superamento di un certo levismo. Con Matera 2019 Cristo ha superato Eboli; certo oggi potremmo ancora raccoglierne l’attualità, per esempio in riferimento al nostro isolamento infrastrutturale, ma superare il levismo è soprattutto far diventare la cultura davvero l’asse portante dello sviluppo della Basilicata.

D’altra parte oltre alla green economy, all’automotive, alla osservazione della terra, all’energia, la cultura e l’industria creativa legata al turismo è una delle cosiddette ‘specializzazioni intelligenti’ su sui la Regione ha scelto di costruire il suo avvenire. Questo Consiglio potrà avere posizioni nel merito anche differenti ma credo di poter dire che questa traiettoria è profondamente condivisa.

Allora dobbiamo credere di più nella valorizzazione nell’immenso patrimonio e cogliere l’occasione, anche, del disegno di legge della Giunta come condizione necessaria per impiegare al meglio le risorse comunitarie. Mi permetto, nel rispetto di quest’Aula e della Giunta, di segnalare la necessità, in questo ambito, di promuovere la valorizzazione del patrimonio archeologico della Basilicata, che testimonia della nostra storia e che per essere portato alla luce richiede investimenti in termini di capitale umano, tecnologie, ricerca scientifica: tutte cose che fanno la differenza e che dimostrano come investire in cultura non è una scelta effimera ma un investimento per il futuro, che valorizzando i siti archeologici lucani è possibile costruire intorno a Matera 2019 una economia della cultura in Basilicata.

Sarebbe bello se la nostra Regione fosse capofila sul Pon cultura su grande progetto macroregionale sulla Magna Grecia o sulla centralità, penso alla via herculea, che il nostro territorio, ha avuto in età Romana. Nei giorni scorsi ho letto con molta attenzione la spinta che si è voluta dare nel percorso per far riconoscere dall’Unesco la catacombe Ebraiche. Ci sono fermenti nella Provincia di Matera ma anche in Provincia di Potenza, penso a Melfi e alla città capoluogo di regione. Sono stati costituiti o sono in corso di costituzione comitati per portare altri siti, altre emergenze della Basilicata nella lista Unesco del  patrimonio mondiale dell’umanità. So che il percorso non è semplice, è molto lungo e particolarmente selettivo, ma la Regione deve provare a coordinare e sostenere queste sfide.

Cultura, memoria e futuro sono i temi intorno ai quali, con le iniziative già programmate e realizzate e con quelle previste per i prossimi mesi – penso all’archivio della memoria, alla rivista che mette insieme gli intellettuali delle aree interne, solo per fare qualche esempio – possiamo contribuire a rafforzare l’identità dei lucani, riscoprendo pezzi di storia che non possono essere dimenticati, come i settant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale e i cento anni dall’inizio della prima grande guerra, eventi che hanno segnato profondamente le nostre comunità, le città, i Paesi, le famiglie. E intorno ai quali, oltre che promuovere la ricerca storica e l’attenzione dei giovani, è possibile riscoprire il senso di comunità, che è essenziale per affrontare le sfide del futuro. Da Scanzano 2003, quando la comunità si è mobilitata “contro” un progetto che avrebbe messo in discussione il nostro territorio, a Matera 2019, che ci chiede di mobilitarci “per” un futuro diverso, che rimette al centro i territori, le risorse naturali e culturali, le città. In una parola, la cultura, che per il futuro della Basilicata è un importante veicolo di sviluppo.

Consiglio regionale, confermato l’Ufficio di Presidenza

Rieletti il presidente Piero Lacorazza, i vicepresidenti Paolo Galante e Francesco Mollica e i consiglieri segretari Mario Polese e Paolo Castelluccio

Piero Lacorazza è stato confermato presidente del Consiglio regionale. Nella votazione per il rinnovo annuale della carica, è stato eletto con 12 voti. Nella stessa votazione, 1 voto è andato a Nicola Benedetto (Cd) mentre 8 sono state le schede bianche.

L’assetto dell’Ufficio di Presidenza è stato completato con la riconferma dei due vicepresidenti Paolo Galante (Ri, che ha ottenuto 11 voti) e Francesco Mollica (Udc, che ha ottenuto 6 voti). Quattro le schede bianche.

Nella terza votazione, infine, confermati anche i consiglieri segretari Mario Polese (Pd) che ha ottenuto 13 voti e Paolo Castelluccio (Pdl-Fi) eletto con 6 voti. Due le schede bianche.