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 03 agosto 2018

“Smobilitare un’armatura ed un’organizzazione territoriale per via aziendale è stato un errore, ancora più prevedibile viste le limitazioni di personale, di bilancio che sono state assunte come motivazioni fondamentali della legge 2/2017”

“Sono stato combattuto, anche se da più parti sollecitato, ad assumere una posizione e ad avviare una iniziativa rispetto alle difficoltà che vivono gli ospedali ‘ex pronto soccorso attivo’. Sono stato combattuto perché avrei voluto evitare la retorica ed antipatica frase ‘l’avevo detto’ condita con tanto di atti, proposte e voti espressi in Consiglio regionale”. E’ quanto afferma il consigliere regionale del Pd Piero Lacorazza.

“Leggo di qualche posizione da ravvedimento operoso – aggiunge – e di voci che rompono silenzi che in maniera assordante hanno accompagnato alcune scelte fatte in questi anni. Da dove partiamo? Non ho votato la legge 2/2017 di riordino aziendale che, dissi a suo tempo, senza un Piano sanitario, avrebbe distorto e disarticolato la relazione tra città capoluogo e territorio; è quasi fisiologico che i numeri grandi condizionino le opzioni e l’appeal, anche nelle scelte del personale sanitario, si dirige meno verso il territorio e più verso i centri maggiori o meglio localizzati. Smobilitare un’armatura ed un’organizzazione territoriale per via aziendale è stato un errore, ancora più prevedibile viste le limitazioni di personale, di bilancio, di ‘valutazioni e di esiti’ che sono state assunte come motivazioni fondamentali della legge 2/2017. Tuttavia, leggendo di richieste di tavoli ed interrogazioni last minute, vorrei ricordare che la legge 2/2017 prevedeva sia relazioni quadrimestrali sull’andamento del riordino che l’approvazione del Piano sanitario entro il 31/12/2017. Più sollecitazioni sono state fatte ma nulla”.

“Certo c’è bisogno per gli ospedali territoriali (Villa d’Agri, Melfi, Lagonegro e Policoro) di risposte alle criticità emergenti evidenziate in queste ore – afferma ancora l’esponente del Pd – ma non si potrà prescindere da una laica valutazione (spero non tardiva) dell’impatto della legge di riordino aziendale ma anche da una rinnovata progettualità da realizzare nei prossimi anni anche per dare forza e qualità maggiore agli ospedali di Potenza e Matera, al Crob di Rionero. Una rinnovata progettualità che tenga unito tutto un territorio che dovrà sperimentare e ripensare la sanità almeno per il prossimo decennio. Deve essere chiaro che senza spazi di maggiore autonomia e soluzioni immediate (spero contenute nella prossima legge di stabilità) non potrà reggere una progettualità con criteri uniformi su tutto il territorio nazionale; l’autonomia significa che, pur rispettando vincoli e parametri economici (ad esempio la quota regionale di fondo sanitario), è necessario avere più flessibilità per adattare al meglio un modello di offerta socio sanitaria alle nostre caratteristiche territoriali”.

“Dobbiamo pensare alla sanità dei prossimi dieci anni – conclude Lacorazza – costruendo risposte coerenti oggi; dobbiamo pensare alla sanità dei prossimi dieci anni senza stressare e strozzare il rapporto tra le città capoluogo e territorio. Dobbiamo pensare alla sanità dei prossimi dieci anni sapendo che la centralità deve essere del cittadino che chiede maggiore qualità e abbattimento delle liste di attesa; temi su cui ho avanzato proposte approvate anche dal Consiglio regionale”.