Nel Castello di Federico II allestite quattro sale dove storie, racconti, personaggi, accompagnano il visitatore nel lungo viaggio fatto per raggiungere la meta dei sogni dei nostri migranti

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Uno spazio espositivo sul tema dell’emigrazione, con particolare riguardo ai temi del viaggio e dell’insediamento, con l’utilizzo di strumenti multimediali, installazioni interattive e arti visive. E’ il “Museo dell’Emigrazione lucana” allestito nel Castello di Federico II a Lagopesole, dove ha sede il Centro di documentazione Nino Calice, su iniziativa della Regione Basilicata e della Commissione regionale dei lucani nel mondo.

L’iniziativa è stata presentata oggi in anteprima nel corso di una manifestazione alla quale hanno partecipato i presidenti della Giunta e del Consiglio regionale, Marcello Pittella e Piero Lacorazza, il sindaco di Avigliano Vito Summa, il presidente della Crlm Nicola Benedetto, il presidente emerito dei lucani nel mondo Rocco Curcio, il direttore del Museo del Mare e delle Migrazioni di Genova, Pierangelo Campodonico, gli ex presidenti del Crle Pietro Simonetti e Antonio Di Sanza. Presenti all’incontro anche otto giovani rappresentanti delle associazioni dei lucani nel mondo, i componenti dell’esecutivo della Crlm e i rappresentanti della famiglia Calice.

Lo spazio espositivo è strutturato in quattro sale, ognuna descrittiva di una tappa di questo interessante viaggio. La prima, “La Regione Basilicata”, ha al suo centro un ‘carretto’, oggetto che porta con sé la memoria del 1902, anno del viaggio del primo ministro Zanardelli in Basilicata. Qui è stato pensato un excursus storico sulla situazione della regione all’epoca delle grandi migrazioni: La vita campestre, le condizioni di povertà della gente ed i pochi mezzi di sostegno.

La seconda sala, “Il mondo nuovo”, contiene pannelli espositivi con raffigurazioni dal mondo intero: Londra, Parigi, New York e Pechino, mescolate a manifesti d’epoca e a miti come la torre di Babele. Presente il Globo terrestre che riporta quelle traiettorie migratorie che dalla Basilicata si dipanano a raggiera verso nuovi stati e continenti e la ‘macchina del Mondo nuovo’, vecchio strumento ottico, ricostruito, che permetteva la visione di realtà planetarie all’epoca ritenute fantastiche, in una visione edulcorata che affascinava lo spettatore. Nella stessa sala la ricostruzione di un vagone d’epoca. Il treno era il mezzo con il quale molti emigranti, dal Sud, riuscirono a raggiungere l’Europa o i grandi porti italiani per poi imbarcarsi verso le Americhe. Sul fondo del treno sono proiettati filmati di approfondimento in loop, che descrivono la partenza degli emigranti.

Continuando nel percorso ci si imbatte nella terza sala intitolata “La bussola del viaggio”. Attraverso proiezioni a parete vengono ricreate le atmosfere del viaggio in nave: l’arrivo al porto di New York, scene di naufragio e la cabina / dormitorio. Oltre a visioni e suoni si ricreano odori di mare, attraverso diffusioni di essenze, aumentando il grado di immedesimazione del visitatore con l’atmosfera del viaggio per nave.

L’ultima sala è la “Ellis Island”. Dopo il viaggio il visitatore ripercorre un passaggio obbligato, dove i tubolari che simulano i divisori del centro di Ellis Island lo indirizzano lungo la parete d’esposizione sul tema dell’arrivo. Al termine del passaggio sono posizionati tre schermi touch screen in cui delle applicazioni riproducono quei test che gli americani facevano agli emigrati per consentire l’accesso al paese. Passata la ‘frontiera’ una catasta di valigie diviene installazione per raccontare delle storie particolari di emigrati.

Qui altri due importanti momenti: “L’esposizione” e “Mi son fatto signore”. Nella prima parte sono appesi alle capriate numerosi teli che raccontano l’insediamento degli emigranti sul suolo straniero. I temi sono quelli dell’integrazione, del lavoro, del successo di alcuni e del fallimento di altri oltre che delle grandi tragedie che hanno segnato diversi italiani nel mondo.

Al termine del percorso museale, dopo aver vissuto l’esperienza del popolo lucano migrato all’estero, il visitatore ha la possibilità di fare una foto ricordo. Una grande scatola contiene una serie di fotografie con i buchi dove poter infilare la faccia. I pannelli scorrono su binari e danno la possibilità di scelta tra diverse immagini. Si sdrammatizzano così i duri temi trattati nel museo e il fruitore potrà calarsi in prima persona in coloro che ‘si sono fatti signori’ migrando in altre terre.