23 ottobre 2017
Dopo i referendum svolti in Veneto e in Lombardia il consigliere del Pd chiederà a Pittella e Mollica di mettere all’ordine del giorno “la discussione sul cosiddetto ‘regionalismo differenziato’, previsto dal comma 3 dell’art. 116 della Costituzione”
“L’esito del referendum in Veneto e in Lombardia e le scelte del Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna impongono una riflessione per tutti. Le ragioni che ci hanno portato a combattere l’art. 38 dello Sblocca Italia e a schierarci per il no alla riforma costituzionale sono la premessa per dire oggi che le Regioni ed i territori devono rifondare, nell’ambito dell’unità nazionale, la loro missione, definire meglio le funzioni e i poteri”. E’ quanto dichiara il consigliere regionale del Pd Piero Lacorazza. A suo parere “non si tratta di invocare un’indipendenza o un’autonomia pasticciata, di cavalcare il sentimento ‘padroni a casa nostra’ poiché le piccole patrie non sono la risposta per ridurre i rischi e far crescere le opportunità della globalizzazione. Non si tratta di ritornare all’Italia pre unitaria in un contesto europeo con sempre maggiori fragilità e neanche di dare una risposta semplicistica alla crisi della politica. Al contrario si tratta, dopo la sconfitta del referendum costituzionale, di interpretare il sentimento e la voglia di ‘RiScatto’ di ricostruire dal basso l’Italia nuova e un’Europa, dentro la moneta unica, con meno burocrazia e più ‘popolo’”.
“Cogliere la sfida di innovazione, di efficienza, di fabbisogni e costi standard – aggiunge il consigliere regionale del Pd – deve essere anche la scommessa di una classe dirigente del Mezzogiorno nella consapevolezza che non c’è un’Italia senza Sud e non c’è un Sud senza Italia. Tutto ciò fu compreso dal ministro leghista Calderoli che con la legge 42/2009 si accorse che senza strumenti e risorse perequative il federalismo fiscale non sarebbe andato da nessuna parte. Tra i parametri per la determinazione del fondo perequativo c’era la dotazione infrastrutturale. Penso che la Basilicata dovrebbe essere protagonista di questa fase non solo per la presenza di risorse strategiche nazionali sul nostro territorio ma anche perché ha saputo guidare la importante stagione referendaria (art. 38 Sblocca Italia) contro un centralismo sbagliato e dannoso e che oggi ha portato ad una reazione autonomistica”.
“Nel grande quorum dei lucani del referendum del 17 aprile c’erano anche questi temi. Porterò questa discussione in Consiglio Regionale, chiederò ufficialmente ai presidenti della Giunta e del Consiglio regionale Pittella e Mollica di farlo mettendo all’ordine del giorno la discussione sul cosiddetto ‘regionalismo differenziato’, previsto dal comma 3 dell’art. 116 della Costituzione. L’idea – conclude Lacorazza – non dovrà però assumere le caratteristiche di un neo centralismo regionale ma della riscrittura di nuovo patto democratico, di una rinnovata democrazia lucana che parta dall’attuazione dello Statuto, approvato dopo anni di attesa, sino ad un contesto normativo che contempli la nuova legge elettorale, un nuovo assetto delle funzioni dei diversi livelli istituzionali accompagnato da risorse come il fondo unico per gli enti locali. Questa è una strada che concretamente ho proposto portando al centro del confronto politico tre proposte di legge: legge elettorale, assetto dei poteri e fondo unico per gli enti locali”.