Siamo alla fine delle legislatura e la sfiducia al Presidente Pittella non determinerebbe in ogni caso nessun cambiamento. Si voterà comunque per il rinnovo del Consiglio regionale fra novembre e gennaio prossimi.
Nel merito, siamo in attesa del pronunciamento del Tribunale del Riesame tanto sulle motivazioni della misura cautelare quanto sui gravi indizi posti a base della vicenda giudiziaria che ha coinvolto il Presidente Pittella. La fiducia nella Magistratura e la presunzione di innocenza sono alla base di qualsiasi considerazione e riflessione di buon senso e di rispetto verso tutti. Il mio voto contrario alla mozione di sfiducia è basato, quindi, su queste considerazioni.
Ma la politica si può limitare a questo? C’era già nel voto del 4 marzo una domanda di cambiamento? Perché un vero dibattito è stato soffocato da un’accelerazione di decisioni più divisive che unitarie? Qui c’è limite della direzione politica del Partito Democratico; cose dette da tempo ma come al solito ‘avanti, sempre e comunque’.
In questi giorni, pur comprendendo il difficile contesto e le ragioni emotive per evidenti relazioni di amicizia, il deficit di strategia ha portato, paradosso enorme, nello stesso giorno in cui è esplosa la vicenda giudiziaria, a eleggere, senza una parte del partito, la segretaria provinciale per consolidare accordi ed intese interne ad una maggioranza. C’è chi avuto rispetto e chi con lo stesso metodo, da anni perseguito, ha pensato di sistemare ulteriori caselle.
La stessa fragilità, unita a contraddizioni determinate da legittime aspirazioni personali, ha impantanato, prima della vicenda giudiziaria, scelte di cambiamento di un sistema elettorale che ancora di più, alla luce degli eventi di questi giorni, corrono il rischio di saltare definitivamente.
Lo stesso intervento di oggi del segretario Polese non è riuscito a fare sintesi delle diverse posizioni discusse nel gruppo.
In questi anni con il Presidente Pittella e con la maggioranza ci siamo misurati su posizioni diverse; dalla scelta referendaria contro l’art. 38 dello Sblocca Italia con ingiustificate conseguenze politiche sino al non condiviso piano regionale dei trasporti. Le scelte compiute sulla sanità ci hanno visto su posizioni diverse in non poche circostanze, inclusa la legge 2/2017 di riordino delle aziende sanitarie.
Comprendo il rischio di inopportunità di fare questa discussione in assenza del Presidente Pittella ma tuttavia a questi nodi non si potrà sfuggire poiché proprio queste scelte hanno determinato le principali fratture tra questa esperienza di governo e la società lucana.
E allora cosa c’è in questa richiesta di sfiducia che incontra gran parte del consenso dei lucani? Su questo dobbiamo interrogarci. Questo mi interessa. Se non si determina nessun effetto sulla legislatura, se non dobbiamo mescolare il piano giudiziario a quello politico nel rispetto di tutti? Se, se, se?
Il mio voto contrario alla sfiducia ci deve porre un tema: non si può pensare di andare avanti così, avanti sempre e comunque. Non è solo un tema riconducibile alle persone ma anche alle politiche, agli atteggiamenti, alla relazione con la società.
Non è in gioco la sfiducia nel presente che ormai volge al termine ma la fiducia nel futuro.
Sarebbe stato più coerente che il segretario regionale del Pd avesse sostenuto fino in fondo in Aula che dalla decisione della ricandidatura di Pittella non si torna indietro perché vale la presunzione di innocenza e l’autonomia della politica.
Non può essere una decisione, a questo punto di un Tribunale del Riesame, a condizionare il destino di una comunità politica.
Oppure, buon senso avrebbe voluto, una posizione in maggiore sintonia con i lucani che già il 4 marzo hanno indicato una rotta.
Lo pensavo e lo penso: oggi avremmo dovuto dire, assumendoci il rischio ma anche la responsabilità verso il Presidente Pittella, che si va verso il cambiamento. Certo sarà necessario discuterne insieme ma questo punto politico andava messo oggi.
Sono il più distante nel mio partito dalle posizioni del Presidente Pittella ma per la seconda volta mi trovo a dare un consiglio senza retropensieri, così come avrei accettato qualunque sfida con una diversa squadra di candidature alle elezioni politiche.
In questi giorni non ho inteso aggiungere tanto altro a ciò che in questi anni ho detto e negli ultimi mesi ho provato, in tutti i modi, a porre al centro del dibattito politico ed istituzionale.