Con molta attenzione e forza, passo dopo passo, sto’ seguendo la vicenda dei medici di continuità assistenziale.
Il provvedimento approvato ieri in Commissione è una risposta ad un’emergenza che sarebbe potuta arrivare tempo fa e che viaggia sul crinale sottile tra norme e materia contrattuale.
Tuttavia si prova a mettere un punto alla questione.
Resta iscritta al Consiglio regionale del 20 febbraio la mia proposta di legge che prova ad affermare un principio coordinato con la programmazione sanitaria: garantire la risposta alla domanda di salute in un territorio orograficamente complesso come il nostro.
Con alcune perplessità e considerazioni fatte in Commissione ritengo che la strada più corretta, come per tempo sottolineato, sarebbe stata l’approvazione del Piano Sanitario (sarebbe dovuta avvenire entro il 31 dicembre), il ruolo della assistenza primaria, la continuità assistenziale e l’emergenza territoriale in tutto il territorio 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Con questa impostazione andrebbero definiti i compiti, le funzioni, e le relazioni tra le figure convenzionate impegnate non solo in termine di prestazioni/attività ambulatoriali ma anche di incentivazioni di “processo” e di “struttura”.
Su questi presupposti si dovrebbe fondare la via maestra per un accordo, anche stralcio, di secondo livello.
Aver indicato questa strada mi ha anche consentito già dal mese di dicembre di depositare una proposta di legge che credo abbia avuto il merito di stringere e costringere un via d’uscita al problema al fianco dei medici che nei giorni scorsi avevano proclamato uno sciopero, al momento differito di un mese.