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Dal 2002 al 2015 le persone residenti in Basilicata con più di 65 anni sono passate da 111.215 a 124.658. Nello stesso periodo il cosiddetto “indice di vecchiaia” (che è il rapporto percentuale tra il numero degli ultrassessantacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni) è passato da 118,9. a 170,3, il che significa che oggi in Basilicata ci sono 170,3 anziani ogni 100 giovani.
Basterebbero questi dati, peraltro ancora più evidenti se si ha l’opportunità di girare per i nostri paesi più piccoli (dove l’indice di invecchiamento della popolazione è ancora più marcato), per avere un quadro della situazione della Basilicata di oggi. Ma questa volta vorrei prendere spunto dagli indici demografici non per fare un ragionamento sui giovani che se ne vanno e sul futuro, ma sugli anziani che restano e sul loro presente.

Si invecchia sempre di più. Bene. Ma aumentano gli anziani non autosufficienti, bisognosi di cure e attenzioni, i cui redditi spesso aiutano a far sopravvivere anche figli e nipoti. E poi il valore delle pensioni (per quelli che anziani non lo sono ma lo saranno fra qualche anno) nel corso del tempo tenderà a scendere per effetto di un graduale aumento di pensioni con metodo contributivo. E il potere d’acquisto delle pensioni intanto continua a diminuire, anche per effetto di un diverso e maggiore costo della vita a cui si aggiunge l’assottigliamento dei depositi postali che vengono utilizzati per sostenere il welfare familiare dentro la crisi.

La domanda è: quanti anziani potranno permettersi un badante che ad oggi ha un costo che va tra gli 800 e 1000 euro al mese? E quale impatto potrà avere l’invecchiamento della popolazione sul sistema sanitario tanto in termini di maggiore ‘ospedalizzazione’, tanto cioè per le condizioni di decadente benessere fisico quanto a per le condizioni psicologiche che non rendono appropriate le cure in un nosocomio?

E allora torna il tema dei Piani sociali di zona, della programmazione degli interventi socio-sanitari che vedono una serie di soggetti, e non solo le Asl, come protagonisti delle politiche pubbliche. E in questo quadro bisogna lavorare ad un modello che veda la centralità della abitazione, di centri diurni ma anche di temporaneità per ‘ricoveri’ notturni. Per fare questo c’è bisogno di nuovi modelli che facciano perno su innovazione tecnologia, domotica, organizzazione del tempo libero e assistenza anche parziale, ad ore, per chi non può farcela da solo.

Nelle case degli anziani e nelle strutture a loro dedicate bisognerebbe anche favorire l’abbassamento dei costi di elettricità e di riscaldamento per abbattere tariffe e costi degli assisti. E si potrebbe ad esempio utilizzare la misura prevista per l’efficienza energetica prevista nel decreto interministeriale sull’utilizzo dei fondi dell’ex bonus carburante. Ma su questo tema cercherò di soffermarmi in un altro post di approfondimento.