Il semestrale che si occupa anche di arte, edito dal Consiglio regionale della Basilicata, è stato illustrato alla platea del capoluogo dal Presidente Lacorazza e dagli scrittori nonché direttori della rivista Lupo, Nigro e Sammartino

appenino potenza

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“Appennino”, il nuovo strumento editoriale supplemento della rivista “Mondo Basilicata”, edita dal Consiglio regionale della Basilicata, è stato presentato ieri sera alla platea potentina, presso il Teatro Stabile. A spiegarne la finalità il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza e i tre direttori editoriali Giuseppe Lupo, Raffaele Nigro e Mimmo Sammartino.

“Lavorare intorno ad una spina dorsale, la cultura, per far incontrare intelligenze, per esaltare competenze, per aprire nuovi scenari di sviluppo”. Lo ha detto il presidente Lacorazza nel rendere note le ragioni di questo nuovo prodotto editoriale. “Uno sguardo diverso sul mondo, più lungo e più profondo, a volte anche irriverente, utile per costruire una nuova narrazione della Basilicata. Un confronto dialettico, un dibattito aperto – ha proseguito Lacorazza – che vuole cogliere la sfida di Matera 2019”. Il presidente del Consiglio regionale riferendosi, poi, al nucleo tematico del primo numero di “Appennino” dedicato a Carlo Levi in occasione del quarantennale  della morte dell’intellettuale torinese che ha dato voce alla Basilicata, ha sottolineato che “‘Cristo ha superato Eboli’ perché abbiamo finalmente liberato Levi dalle prigioni del levismo. Questa regione per molti anni è stata osservata e narrata come una comunità arresa e spesso è stata fatta una lettura strumentale di Levi. La Basilicata è cambiata, è una terra che guarda al futuro, oltre la dipendenza e la subalternità. Luogo di transito, di arrivi e di partenze, di approdi e di derive, ci impone nuove scelte politiche, diverse da quelle compiute nel passato, scelte che con Matera capitale europea della cultura 2019 facciano compiere un salto di qualità alla nostra regione”.

Raffaele Nigro dopo aver ringraziato il presidente Lacorazza “per aver aperto le porte alla cultura e aver prestato attenzione a una schiera di intellettuali, giovani e meno giovani, che provano a legare le sorti della Basilicata alla letteratura tout court”, ha spiegato che la linea editoriale non intende fermarsi alla sola cultura lucana ma che vuole andare oltre ospitando contributi di “coloro che esprimono l’humus dei territori da cui sono stati generati”. Nigro, poi, per spiegare il titolo della rivista ha dato la sua interpretazione geografica e culturale di tipo longitudinale dell’Italia. “Guardando l’Italia con le spalle al Mediterraneo – ha detto – leggo una cultura tirrenica a sinistra, una adriatica a destra e il grande Appennino al centro che ha una sua cultura uniforme dalle Langhe all’Aspromonte e ai monti Iblei. L’Appennino è il luogo dell’ascesa, che costringe a guardare verso l’alto e quindi a teorizzare di più. La novità di questa rivista – ha proseguito – sta nel connubio tra le istituzioni e un gruppo di ‘scapigliati’, ognuno dei quali prova a leggere il mondo attraverso le proprie coordinate”. Rispetto a Levi il narratore e saggista lucano ha affermato che “è stato il patriarca che ha portato la Lucania fuori dall’ombra. Siamo grati a Levi per quello che ha fatto. Ora è tempo di altro: siamo legati alle radici ma vogliamo le ali per volare”.

Giuseppe Lupo ha evidenziato che “Appennino” è una rivista che parte da Levi per andare oltre. “Questa rivista – ha sottolineato Lupo – nasce da Sinisgalli che nel 1964 scrisse ‘ho usato una scrittura dove ho abolito la storia e onorato la geografia’, una frase che ha avuto il dono della profezia. Tanti studiosi di storia e di letteratura hanno abbandonato la storia e sono andati a guardare la geografia: capire i luoghi geografici e la provenienza degli scrittori permette di comprendere il tipo di letteratura, che cosa si scrive. ‘Appennino’ – ha proseguito lo scrittore – nasce da quest’idea trasversale d’Italia: c’è un levante, un ponente e un mondo appenninico, un’Italia delle aree interne, dei luoghi di trasmigazione, di transito, di antropologie. E ‘Appennino’  vuole raccontare quest’Italia profonda, l’Italia che è la parte di mezzo, che ha un piede verso l’oriente, verso Enea, Ulisse, la Cina, Marco Polo e un’Italia che invece va verso Colombo, l’America, la Spagna, le colonne d’Ercole, l’utopia del mondo nuovo. L’Appennino è un luogo di grandi utopie, utopie antiche ma anche utopie ultramoderne. Tutti gli uomini che vogliono trovare alternative, ipotesi, suggestioni al di là della storia vanno sull’Appennino per trovare la possibilità di sognare la storia, e questa rivista nasce dal tentativo di modificare alcune rotte, alcune strategie. Questa rivista può diventare laboratorio e stiamo invitando gli scrittori al di fuori della Basilica a raccontarci il ‘loro’ Appennino. Questa è una rivista di cultura, ma la cultura è anche riflessione politica e aggiunge qualcosa in più se per politica pensiamo al progetto di una civiltà”.

Per Mimmo Sammartino “Appennino” è un luogo per guardare le cose, per scrutarle da vicino e attraversarle. Un osservatorio privilegiato dal quale catturare le differenti emozioni, spazio che può essere vissuto in diverse declinazioni , occasione per mettersi insieme e dar vita ad un confronto vivace e costruttivo. “Il racconto di qualunque luogo per diventare racconto – ha detto – deve essere capace di aprire finestre spalancate sul mondo, ha bisogno di trovare una distanza. Senza quella distanza è difficile trovare lo spirito insito in ogni luogo e non può essere raccontata nessuna terra che non diventi terra di nostalgia”. In merito a Carlo Levi, Sammartino  ha spiegato che  “quell’Italia contadina, vetusta e frantumata, che esce con forza dalle pagine del ‘Cristo’, oggi non esiste più. Oggi c’è un’Italia moderna con ferite diverse da quelle di cinquanta o di cent’anni fa. Ma alcune delle attuali piaghe provengono ancora da quel Paese. Da quel tempo, superato ma irrisolto”. “La modernità  del messaggio leviano – ha proseguito – sta nel modo in cui rivendica la dignità umana di un mondo, un mondo fatto di uomini, donne, bambini. Il mondo che stiamo vivendo sicuramente è afflitto da piaghe diverse da quelle di allora. Una su tutte il tema dell’esistenza come coesistenza, una questione quanto mai attuale e carica di interrogativi. Pensiamo ai migranti a Ventimiglia e ai tanti morti nel Mare nostrum, quelle vite ci chiedono di interrogarci. Quel mondo esiste e dobbiamo prestare attenzione alle diversità e rispettarle. La narrazione ha questo grande pregio, quello di delineare coordinate interpretative e prefigurative di eventi, azioni e situazioni”.

Presente alla manifestazione anche il sindaco della città, Dario De Luca che ha sottolineato come “la Basilicata, ricca di bellezze naturali, antropologiche, storiche ha affascinato Carlo Levi, uomo del nord e della borghesia piemontese, tanto da compiere un grande gesto d’amore decidendo di essere sepolto ad Aliano. Se noi tutti amassimo questa terra come l’ha amata Levi – ha detto il sindaco di Potenza – sono sicuro che le nostre condizioni sarebbero migliori”.

Il dibattito è stato moderato dal vicecaporedattore dell’ufficio Stampa, Nicoletta Altomonte. La serata è stata allietata dalle note del fisarmonicista Pasquale Coviello che hanno fatto da sottofondo musicale ai brani di Levi letti da Mimmo Sammartino.