“Un anno fa la Basilicata guidava le dieci Regioni che proposero i quesiti contro le trivelle. è cambiamento andare contro una volontà popolare già espressa sul tema energetico, sulle competenze in materia petrolifera e di governo del territorio?”

trivelle

“Prima di decidere come votare il 4 dicembre al referendum costituzionale, come tanti cittadini rifletto sulla scelta da fare provando a sollevare le #domandegiuste. E credo non sia giusto assegnare al si e al no il marchio del cambiamento e della conservazione. Può essere consolatorio, ma on basta. Anche perché, prima di assegnare eventuali patenti, bisogna dire come concretamente il si e il no possono cambiare qui e ora la vita dei cittadini”.

E’ quanto afferma il consigliere regionale del Pd Piero Lacorazza. “Per esempio – aggiunge – il nuovo articolo 117 proposto dalla riforma, oltre la materia ambientale, riporta nella competenza esclusiva dello Stato le materie dell’energia e governo del territorio. La #domandagiusta è: questo è cambiamento? Lo è in Basilicata, regione in cui oltre il 50 per cento dei cittadini ha chiesto invece di essere coinvolto, di poter partecipare e contare sulla materia energetica e sul petrolio?”.

“Proprio il 30 settembre di un anno fa – afferma ancora Lacorazza -, come Regione Basilicata guidavamo le dieci Regioni in Cassazione per depositare 6 quesiti referendari e per smontare il centralismo previsto dallo Sblocca Italia per le trivelle in mare e in terra ferma. Per la prima volta nella storia un referendum promosso da dieci Regioni. Il governo fu costretto a fare qualche passo indietro e il 17 aprile, nonostante tutto (ma proprio tutto) votarono circa 16 milioni di cittadini italiani e in Basilicata addirittura si raggiunse il quorum”.

“Ecco perché prima di decidere tra il si e il no è meglio porsi le #domandegiuste. A partire da questa: è cambiamento andare contro una volontà popolare già espressa sul tema energetico, sulle competenze in materia petrolifera e di governo del territorio?”.

“Il Consiglio regionale su mia proposta si è impegnato a chiedere il cambiamento della Strategia Energetica Nazionale che, ferma al 2013 e con un Parlamento che non ha ancora ratificato gli accordi di Parigi, prevede il raddoppio di produzione di idrocarburi”.

“Ecco perché, – conclude Lacorazza – prima di decidere tra il si e il no è meglio porsi le #domandegiuste e comprendere gli effetti dell’esito referendario dal 5 dicembre. Ma se le Regioni, e quindi i territori non avranno più competenze e sovranità concorrente quanto potranno incidere davvero, insieme ai cittadini nel cambiare la strategia energetica nazionale”?

Potenza, 30 settembre 2016