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 10 agosto 2015

Con una lettera ai vertici delle Assemblee legislative il presidente offre alla discussione una ipotesi di quesiti referendari. C’è tempo fino al 30 settembre per proporre il referendum ai sensi dell’art. 75 della Costituzione

Leggi l’ipotesi di quesiti referendari - Leggi la lettera inviata da Lacorazza agli altri presidenti delle Assemblee legislative

“La Basilicata è una Regione che ha dato e sta dando molto al Paese. Quindi il tema non è, in questa fase, almeno per me, ‘No triv’ o ‘Si Triv’ ma la possibilità che un territorio possa contare davvero in decisioni delicate come quelle che determinano un impatto rilevante sulla sostenibilità ambientale e sociale di un territorio. Per questo mi permetto di chiedervi di riflettere su ciò che potrà avvenire se ci dovessimo trovare di fronte ad un referendum sulla Riforma del Titolo V della Costituzione senza avere la possibilità di un serio confronto di merito. Il referendum su alcuni articoli della legge ‘Sblocca Italia’ proposto dalle Regioni potrebbe aiutare a tenere aperto questo dibattito e offrirci l’occasione per parlare alle nostre comunità, fuori dalle logiche del posizionamento politico, fuori dalle logiche di parte”.

Così il presidente del Consiglio regionale della Basilicata Piero Lacorazza, in una lettera ai presidenti delle altre Assemblee legislative regionali, affronta il tema della proponibilità del referendum abrogativo sulle norme del decreto Sblocca Italia presentate dal Governo in materia di ‘semplificazione Idrocarburi’, che era già stato al centro di un ordine del giorno presentato dallo stesso Lacorazza nell’ultima riunione della Conferenza dei presidenti.

Il presidente del Consiglio regionale lucano ricorda che i termini per l’eventuale presentazione dei quesiti referendari (sulla cui proponibilità è aperta una discussione in diverse Regioni italiane e in quelle meridionali in particolare) scadono il 30 settembre prossimo. E quindi, anche in previsione delle discussioni già programmate per venerdì 11 settembre nel Coordinamento dei presidenti delle Assemblee legislative regionali e una settimana dopo, il 18 settembre, nella riunione della Conferenza dei presidenti delle Regioni (“Le cui posizioni – scrive – saranno, come è ovvio e giusto, molto influenti”), Lacorazza ha deciso di offrire alla discussione una ipotesi di quesiti referendari, redatta con il contributo di esperti giuridici.

“Ciascuno di noi – chiarisce Lacorazza – è chiamato a rispettare il ruolo di garanzia che riveste, gli orientamenti dei singoli colleghi e le eventuali decisioni deliberate. Ognuno di noi è consapevole che non è certo che nelle nostre Regioni possano formarsi maggioranze a sostegno di questa ipotesi referendaria”.

Quanto all’altro referendum, di carattere confermativo, che Renzi ha intenzione di promuovere in ogni caso sulla riforma del titolo V della Costituzione, Lacorazza osserva che il Governo nazionale “sembra sin d’ora prepararsi ad una campagna politica per sostenere una riforma che presenta, ad oggi, pochi margini di modifica e che personalmente non mi convince tanto per l’assenza di un Senato elettivo quanto per i nuovi rapporti che essa tende ad instaurare tra Stato e Regioni, tra centro e territori”. Ma i temi che prevedibilmente saranno al centro della discussione su questo referendum “potrebbero lasciare poco spazio – ad un confronto su una riforma che prevede il riaccentramento dei poteri nelle mani dello Stato e rischiano di relegare nel dimenticatoio invece l’impellente necessità di ripensare al regionalismo, al federalismo, all’autonomia, almeno concorrente, e alla responsabilità dei territori”.

Ed è proprio “per affermare la centralità di questi temi . conclude Lacorazza – sarebbe utile avviare per tempo il confronto sulla percorribilità del referendum abrogativo di alcuni articoli della legge ‘Sblocca Italia’”.