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LA LETTERA DI LACORAZZA A RENZI IN VISITA IN BASILICATA

Potenza, 18 novembre 2016

Caro Segretario del Partito democratico,

la tua visita in Basilicata mi da l’occasione per porti alcuni interrogativi. Da molto tempo si sente l’esigenza di una discussione vera e franca su temi cruciali per il futuro della Basilicata, come quelli relativi all’ambiente e all’energia, ma il Pd lucano non è in grado neanche di convocare una riunione e di decidere i suoi assetti.

Anche di questo, penso, dovrebbe occuparsi il segretario del Pd.

Tanto da far pensare a diversi osservatori che oramai il Pd sia solo una somma di comitati elettorali e null’altro. Io mi auguro che sia possibile smentire questa tesi, ma penso che dimostrare che il Pd esiste sia innanzitutto una tua responsabilità.

Se fosse possibile discutere, parlerei della Basilicata che ho vissuto e conosciuto in tanti anni di militanza politica, non una terra in cui “comitatini di turno” bloccano lo sviluppo (come hai detto nel settembre del 2014, e ancora brucia questa tua affermazione), ma una regione che da più di vent’anni (lo ricordo anche agli amici del Pensatoio con la memoria corta) fa il suo dovere in un’ottica di federalismo solidale e di lealtà con lo Stato, offrendo le risorse naturali attraverso accordi istituzionali scritti ben prima che i territori avessero i poteri di oggi, quelli che tu vorresti cancellare. Anche senza quei poteri, in un rapporto di vera collaborazione istituzionale, nel 1998 la Regione ha saputo scrivere una pagina importante con lo Stato.

E la gestione di quegli accordi non è stata cosa facile. Non lo è stata per la Basilicata, che ha vissuto i limiti e le contraddizioni delle attività petrolifere, delle politiche pubbliche a tutela dell’ambiente e della salute oltre a tutti i problemi che sono emersi anche con le recenti inchieste giudiziarie. E qui ci sono anche le responsabilità delle compagnie petrolifere, i limiti delle classi dirigenti ma anche e soprattutto gli impegni non mantenuti da parte dello Stato e dei governi nazionali nel corso degli anni. Se interessa posso fare un elenco dettagliato di circostanze.

Di fronte a questa situazione come hai risposto quando ti sei insediato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri? Con l’art. 38 dello Sblocca Italia che non affrontava i problemi veri (ambiente, sviluppo, sostenibilità) ma consegnava allo Stato centrale e alle compagnie petrolifere un potere quasi assoluto.

L’articolo 38 della Legge Sblocca Italia è stato corretto solo in parte dalle modifiche frutto dell’iniziativa referendaria delle regioni; tuttavia, lo ricordo, è stato fatto saltare il cosiddetto Piano delle Aree su cui poggiare il neonato titolo concessorio unico e da sottoporre a VAS e ad intesa in Conferenza Unificata.

Nei mesi più difficili del dibattito sullo Sblocca Italia, avremmo anche voluto che il Governo nazionale mettesse tutto il suo peso finanziando, con risorse aggiuntive, un piano straordinario per infrastrutture e mobilità, per la ricerca e per la Università (visto gli assurdi criteri di riparto del FFO), per il lavoro. Oltre il 30% dell’IRES, tutto da verificare, peraltro per produzione aggiuntiva oltre quelle del 2013, vista anche la nuova competenza esclusiva dello Stato su ‘finanza pubblica e regime tributario’.

Oltre la riconversione dell’ex card carburante, risorse già spettanti ai lucani.

Anche perché, l’accordo con la Total, a differenza di quello con l’Eni, non è stato supportato da un’intesa di programma fra lo Stato e la Regione.

E tra l’altro dell’intesa sottoscritta nel 1998/2000 stiamo ancora aspettando opere pubbliche essenziali per la Basilicata, come il completamento della Tito – Brienza, la Saurina, l’Aviosuperfice di Grumento Nova. Tanto per fare qualche esempio in cui non c’è intralcio della regione, a proposito del nuovo art. 117, ma esclusiva responsabilità dello Stato.

Avrei anche voluto parlare nel nostro partito di Patto per la Basilicata e di trascinamento di risorse non spese a valere sul Fondo di Coesione e Sviluppo anche per responsabilità dello Stato e per le quali, per effetto di sanzioni, si sono persi soldi (delibera CIPE 21/2014).

Invece niente. Mi sarebbe piaciuto parlare con te durante la campagna referendaria del 17 aprile, di cui la Basilicata è stata Regione capofila, ma non è stato possibile. Avete preferito salutare tutti con un #ciaone, qualche sorriso, qualche minaccia in parte anche realizzata.

Non sarà qualche dichiarazione, vista la circostanza referendaria, a sanare una frattura resa evidente con il quorum del 17 aprile. Per cicatrizzare la ferita ci vorrà tempo; soprattutto ci vorranno azioni e fatti utili al futuro dei lucani, in particolare alle nuove generazioni.

E mi piacerebbe parlarne ancora per evitare che la tua fugace visita in Basilicata si risolva negli applausi per le “magnifiche sorti e progressive”  del Sud e della Basilicata. Che invece, caro segretario, dovrebbe operare concretamente per superare criticità e mettere a valore le tante opportunità.

Anche per questo ci vorrebbe un partito, il PD, capace di buttare il cuore oltre l’ostacolo, camminare il presente con la testa nel futuro.

#scelgoNO alcune considerazioni in vista del referendum costituzionale

Prima di esprimere il mio orientamento di voto per il referendum del 4 dicembre ho scelto di promuovere il confronto sul nuovo art. 117 della proposta di riforma costituzionale, andando sul territorio e parlando con tantissimi cittadini.

Da questo primo ciclo di incontri ho ricavato l’impressione che sia stato utile far salire l’attenzione sul nuovo art. 117, un tema essenziale della proposta di riforma (riguarda i poteri dello Stato e delle Regioni), che nel confronto svolto finora sui media nazionali rischia di essere schiacciato dalla polarizzazione mediatica tra i favorevoli e i contrari a Renzi.

Nel voto del 4 dicembre c’è il destino dell’Italia e il futuro della Basilicata, per le particolari caratteristiche demografiche della nostra regione e soprattutto per la presenza delle risorse naturali, a partire dal petrolio.

Per questo ho scelto di concentrare la mia attenzione in queste settimane sulle differenze tra l’attuale art. 117 della Costituzione e la sua riformulazione proposta con la riforma, e ho inviato circa 10 mila lettere on line agli iscritti del Pd della Basilicata, a tutti i sindaci e gli amministratori locali e alle associazioni e federazioni dei lucani nel mondo. Poi ho ritenuto inviare una lettera ai lavoratori e ai titolari delle imprese impegnate nel settore Oil&Gas a Viggiano e Corleto. E oggi ho inviato una ulteriore missiva alle rappresentanze sociali ed economiche.

Sono circa 20.000 i contatti raggiunti se si considerano i destinatari delle lettere e le interazioni attraverso il mio sito e i social network.
Una vera e propria discussione, senza pregiudizi nel merito della proposta di riforma, e a cui si aggiungeranno gli altri incontri già programmati per questo fine settimana che si aggiungeranno ai circa 50 comuni nel quali sono già stato in questi ultimi mesi.

Prima di esprimere la mia scelta di voto ho preferito parlare e interagire con i militanti del mio partito e soprattutto con una comunità più larga che ha partecipato e ha consentito in Basilicata, unica regione d’Italia, di raggiungere il quorum al referendum del 17 aprile (qui lo speciale referendum petrolio 17 aprile 2016).

Ancora un pò di confronto, ancora un pò di ascolto e poi come annunciato dichiarerò motivazioni e scelta del voto.

 

Di seguito è possibile leggere e scaricare i documenti in pdf:

21102016_Lettera di Lacorazza ai segretari e iscritti Pd su referendum costituzionale

23102016_Lettera di Lacorazza alle Associazioni e alle Federazioni dei Lucani nel Mondo

24102016_referendum costituzionale_Lettera di Piero Lacorazza ai Sindaci della Basilicata

26102016_Lettera di Lacorazza alle imprese e ai lavoratori impegnati nel settore OIL&GAS a Viggiano e Corleto

28102016_referendum costituzionale_Lettera di Lacorazza alle rappresentanze economiche e sociali

riforma costituzionale_testo articolo 117 comparato prima e dopo la riforma

riforma costituzionale_testo costituzione integrale comparato prima e dopo la riforma