Referendum Petrolio, terza lettera di Lacorazza - leggi il testo
07 settembre 2015
Presidente del Consiglio ai vertici delle Assemblee legislative: “Tracciare rotta comune che rilanci un protagonismo delle rappresentanze territoriali legato tanto ai poteri quanto ai costi della politica. Ricucire rapporto tra Regioni e cittadini”
(ACR) - Terza lettera del presidente del Consiglio regionale Piero Lacorazza in merito alla questione del referendum abrogativo di alcune norme del decreto Sblocca Italia e del decreto Sviluppo in materia di idrocarburi. Come le due precedenti, inviate il 10 agosto e il 1 settembre, è indirizzata ai presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province Autonome, che l’11 settembre si riuniranno per discutere la questione. Ma questa volta riguarda aspetti “di metodo e di merito” relativi alle modalità da seguire perché i quesiti siano considerati validi e non corrano il rischio di essere dichiarati inammissibili dalla suprema Corte.
In questo senso, Lacorazza ricorda che “sarebbe da escludere, o almeno non limitarsi alla solo proposta di una abrogazione totale dell’art. 38, per l’alto rischio di dichiarazione di inammissibilità che ne potrebbe seguire, alla luce della giurisprudenza costituzionale, che esclude la reviviscenza della norma abrogata. Ciò che si potrebbe ipotizzare è, innanzitutto, una abrogazione parziale di alcune sue disposizioni; ma, in questo caso, sarebbe opportuno raggruppare i quesiti per oggetti omogenei”. E quindi, prosegue il presidente, “i quesiti relativi all’art. 38 dello Sblocca Italia potrebbero riguardare la strategicità, indifferibilità ed urgenza delle opere; il vincolo preordinato all’esproprio; la possibilità che in assenza del piano delle aree possano nel frattempo rilasciarsi titoli concessori unici; quelle disposizioni che, nei fatti, indeboliscono la partecipazione delle Regioni ai procedimenti amministrativi”.
Più chiara invece appare la questione dell’eventuale abrogazione dell’art. 35 del decreto sviluppo (per semplificare ‘trivelle in mare’) che per Lacorazza “potrebbe agevolmente concentrarsi su un unico quesito chiaro e semplice nella sua formulazione: pur avendo esteso il divieto di esercizio delle attività di ricerca e di estrazione degli idrocarburi fino al limite delle 12 miglia marine, il decreto ha previsto che detto limite non dovesse concernere i procedimenti in corso alla data di entrata in vigore del d. lgs. n. 128 del 2010. Un eventuale referendum abrogativo parziale dell’art. 35 del decreto sviluppo andrebbe, quindi, ad incidere solo sui procedimenti in corso entro le 12 miglia marine (e non anche sui titoli già rilasciati), impedendo, in questo modo, che essi giungano a conclusione con il rilascio del titolo”.
Lacorazza rilancia infine la discussione sulla riforma del Titolo V della Costituzione “che, com’è noto, si propone di riscrivere in modo del tutto nuovo il riparto delle competenze legislative tra lo Stato e le Regioni”. Un passaggio che, “se affrontato nel modo giusto (senza conflitti ma anche senza reticenze) può riaprire uno spazio per dare uno sbocco alla crisi del regionalismo e degli enti territoriali”. “La crisi non riguarda solo noi ma più in generale l’assetto democratico e costituzionale del nostro Paese”, aggiunge ancora Lacorazza, che invita i presidenti delle Assemblee legislative “a provare a tracciare una rotta comune ed unitaria che rilanci un protagonismo politico delle rappresentanze territoriali legato tanto ai poteri quanto, me lo si lasci dire, ai costi della politica. Abbiamo fatto passi in avanti in questi anni, importanti passi in avanti, discutiamone unitariamente. Nessuna demagogia e nessuna intenzione di cedere al populismo, ma la estrema consapevolezza che forse è possibile cogliere questa opportunità, non so se una delle ultime, per ricucire il rapporto tra le Regioni e i cittadini”.
Sblocca Italia e Decreto Sviluppo, discutiamo (subito) dei referendum
Obbiettivo raggiunto. La conferenza dei presidenti dei consigli regionali è stata convocata con all’ODG la questione referendum. A prescindere dalle posizioni di ciascuno mi sembra di aver consentito, con la iniziativa di agosto (la lettera del 10082015_lettera sblocca italia ), di aver dato tempo e strumenti ai consigli regionali di potere decidere; almeno in cinque devono votare gli stessi quesiti (IPOTESI REFERENDUM). Se non ci fosse stata questa iniziativa sarebbe mancato il tempo per poter assumere una scelta consapevole poiché, ribadisco, almeno cinque consigli regionali devono votare gli stessi quesiti.
Aggiungo.
Mezzogiorno e lavoro, in attesa del masterplan di Renzi. Ma anche le notizie che arrivano dal mondo, con le alterne vicende del prezzo del petrolio e il nuovo giacimento di gas scoperto dall’Eni nel Mediterraneo. E, sullo sfondo, il dibattito sulla riforma costituzionale del Titolo V, che riscrive (male) l’equilibrio dei poteri fra Stato e Regioni. Un dibattito che viene anticipato dalle scelte fatte con lo sblocca Italia e con il decreto Sviluppo, di cui in queste ore misuriamo le contraddizioni e i pericoli (a partire dalle trivelle in mare). Sono i temi sui quali si misura la capacità di una classe dirigente che vuole essere in grado di costruire nuove opportunità per il Mezzogiorno..
Seguiranno altri temi e post per una un #sudmigliore anche con una #basilicatamigliore con @lucani2019 :
- Basilicata in rete, investimenti e scelte chiare per le infrastrutture
- Mobilità e trasporti, la Basilicata meglio collegata al suo interno e nel Sud
- Banda larga ed ultralarga per azzerare il digital divide
Temi che probabilmente saranno anche al centro della festa della CGIL a Potenza (a cui auguro una buona riuscita) e in particolare dell’incontro in programma domenica, con la partecipazione di Susanna Camusso e dei presidenti delle Regioni meridionali.
Io, intanto, qualche giorno fa ho scritto (la lettera dell’ 01 settembre 2015_LETTERA AI PRESIDENTI E CONSIGLIERI REGIONALI ) nuovamente ai presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province Autonome, che l’11 settembre discuteranno in Conferenza un mio ordine del giorno sulla proponibilità del referendum abrogativo sulle norme del decreto Sblocca Italia presentate dal Governo in materia di ‘semplificazione Idrocarburi’. Con l’occasione, ho ricordato che oltre allo Sblocca Italia, al centro dell’eventuale azione referendaria (sulla quale è già peraltro in atto la raccolta delle firme) c’è anche l’art. 35 del decreto Sviluppo, che riguarda in particolare le disposizioni in materia di ricerca ed estrazione degli idrocarburi in mare.
Voglio essere chiaro: io non voglio innescare un conflitto istituzionale e tantomeno intendo assumere posizioni di ‘parte’, in presenza di un dibattito politico già così complicato. Tuttavia ritengo necessario che anche il dibattito intorno alla ipotesi referendaria ‘aiuti’ e ‘sostenga’ una via del dialogo con il governo nazionale che non mortifichi territori ed istituzioni locali.
I tempi per la riflessione sono molto stretti. Ricapitolando:
- l’11 settembre si riunisce la Conferenza del Presidenti delle Assemblee legislative regionali;
- il 18 settembre si riunisce la Conferenza delle Regioni (Cinsedo);
- entro il 30 settembre se si deciderà di andare in questa direzione, almeno 5 Consigli regionali dovranno aver approvato e poi depositare gli stessi quesiti.
Naturalmente ognuno, nelle istituzioni regionali, può fare la sua scelta personale, vista la contemporanea raccolta firme in atto. Ma qui si tratta di rimettere al centro del dibattito un maggiore equilibrio tra centro e territori, tra governo centrale e istituzionali regionali e locali. Il referendum su alcuni articoli della legge ‘Sblocca Italia’ proposto dalle Regioni potrebbe aiutare a tenere aperto questo dibattito e offrirci l’occasione per parlare alle nostre comunità, fuori dalle logiche del posizionamento politico, fuori dalle logiche di parte.