Un’agricoltura sostenibile, che preservi o migliori la fertilità dei suoli, che torni ad essere vissuta come sinonimo di sicurezza alimentare e di tutela dell’ambiente, che attraverso la qualità e l’eccellenza dei processi produttivi e dei prodotti riesca a valorizzare meglio il mondo rurale e la cultura che esso esprime. E’ la prospettiva che occorre affermare in Basilicata, anche con l’adozione del Psr, che è stato oggetto di diverse osservazioni nella prima fase della discussione con la Commissione europea. Veniamo da risorse perse lo scorso anno ma anche dall’approvazione delle leggi di riforma di Arbea ed Alsia.
È necessario arrivare in poco tempo alla legge di riforma dei Consorzi di Bonifica, definirne il ruolo (dare certezza ai lavoratori, anche precari) in un quadro più chiaro dei diversi enti che si occupano di governo della risorsa idrica. L’acqua agli agricoltori, ai presidi delle aziende zootecniche a prezzi accessibili; acqua per colture no food, a prezzi sostenibili. In alcuni casi, non pochi, acqua ai cittadini. E poi il ruolo dei consorzi di bonifica, enti che potrebbero meglio e di più lavorare alla manutenzione idraulico forestale tenendo insieme politiche pubbliche e premialità alle aziende agricole anche per la prevenzione del dissesto idrogeologico.
Riforme che, come spesso ho detto, da sole non risolvono tutti i problemi ma servono a favorire un processo che deve vedere programmi ed obbiettivi, donne e uomini all’altezza della sfida che dovremo vincere al 2020 per far uscire dalla crisi e far progredire un settore essenziale per l’economia della Basilicata. Ruralità oggi significa legare il racconto di un territorio ai prodotti tipici (alimentari, ma non solo), alle tradizioni enogastronomiche, ai centri storici, alle emergenze ambientali, alle abitudini ed alle convinzioni culturali. E questo richiede sempre di più la presenza di aziende che siano in grado di fare spazio ai nuovi protagonisti dell’economia rurale, i giovani e le donne, di promuovere l’associazionismo, di fare ricerca e formazione, di diversificare le produzioni e di stare sui mercati. C’è il tema delle reti materiali e immateriali, della logistica e della mobilità, c’è il tema delle rete commerciali e della distribuzione, c’è il tema del credito e della dimensione di impresa, c’è il tema dei servizi e della burocrazia, c’è il tema della energia, della agroenergia. L’impresa agricola è una impresa e necessità di tutto ciò di cui una impresa ha bisogno. Ma aggiunge il suo ruolo di presidio e di tutela del territorio. Le istituzioni devono sostenere questo processo, i territori devono riconoscersi nei prodotti e nella ruralità. E tutto questo significa oggi anche qualificare maggiormente l’offerta turistica, che vede la Basilicata sempre più all’attenzione dei visitatori anche nella prospettiva di Matera 2019. Perché con un territorio di qualità e una regione di eccellenza si sostengono anche le nostre produzioni.