Il presidente: “Nessun vuoto normativo in caso di approvazione dei quesiti, che non incidono sulle attività esistenti e non mettono in discussione i posti di lavoro. Per evitare allarmismi basta leggere le carte. Si faccia invece il Piano delle aree” | SPECIALE REFERENDUM

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 06 ottobre 2015

“Nessun vuoto normativo in caso di approvazione dei quesiti referendari, che non incidono sulle attività esistenti e non mettono in discussione i posti di lavoro, come ha scritto il Corriere di Bologna ieri. Per evitare allarmismi basta leggere le carte. Si faccia invece il Piano delle aree, come previsto dallo sblocca Italia, e si discuta intorno alla strategia energetica nazionale che non è adeguata se solo si considera la quotazione attuale del greggio”. Così il presidente del Consiglio regionale Piero Lacorazza commenta le notizie apparse ieri sul quotidiano emiliano, dove si ipotizza tra l’altro che l’abrogazione secca dell’art. 35 del decreto sviluppo e dell’art. 38 dello sblocca Italia aprirebbe un vuoto normativo e cancellerebbe alcune tutele fondamentali, come il divieto di estrazione con la devastazione tecnica del fracking.

“Niente di più sbagliato”, afferma Lacorazza che invita tutti “a fare chiarezza sulla reale natura dei referendum proposti, che non determinerebbero alcun vuoto normativo, in quanto se così fosse sarebbero inammissibili. Ed invece i quesiti riguardano solo alcune parti della normativa, e la loro abrogazione riporterebbe automaticamente in vigore le norme precedenti. Il che significa ripristinare il divieto di ricerca ed estrazione del petrolio entro le 12 miglia dalla costa e restituire alle Regioni e agli enti locali la possibilità di partecipare alle procedure autorizzative. Di questo si tratta, e non di altro”.

Il Corriere di Bologna parla del no dell’Emila Romagna, della Sicilia e dell’Umbria ai referendum proposti da altre dieci Regioni. “Ma non è così – afferma ancora Lacorazza – perché la stessa Regione Emilia Romagna, pur non avendo approvato l’iniziativa referendaria ha chiesto al governo di riaprire il confronto con le Regioni per modificare le norme in questione, ritenendole confuse e inattuabili come lo stesso Corriere scrive. Mentre l’Umbria non si è espressa sull’argomento e la Sicilia li ha approvati non raggiungendo però la maggioranza prevista. Ma c’è anche la Lombardia, che ha già impugnato queste norme, mentre il presidente della Toscana si è espresso più volte in maniera critica sullo sblocca Italia”.

“Che ci siano opinioni diverse su questa materia è, oltre che legittimo, piuttosto normale. Ma il confronto – conclude Lacorazza – deve partire da informazioni corrette. Per questo invitiamo i cittadini a consultare la pagina del nostro sito web dove sono disponibili le delibere con i quesiti referendari. Ed ho invitato i presidenti di tutti i Consigli regionali a fare altrettanto ”.