piattaforma in mare

23 settembre 2015, 12:31

Con la Sardegna salgono a cinque le Regioni che hanno approvato i quesiti referendari. “La leale collaborazione fra Stato e Regioni, enti locali e territori, si alimenta se questi ultimi non vengono esclusi dalle decisioni che li riguardano”

“Con la decisione assunta oggi dal Consiglio regionale della Sardegna abbiamo raggiunto le condizioni minime previste dall’art. 75 della Costituzione per poter proporre un referendum abrogativo: cinque Regioni o la sottoscrizione di 500 mila elettori. Ma l’imminente pronunciamento di altre Regioni carica ancor più di significato la scelta del referendum, che al di là dei tecnicismi serve a riaffermare con chiarezza che la leale collaborazione fra lo Stato e le Regioni, gli enti locali e i territori, si alimenta se questi ultimi non vengono esclusi dalle decisioni che li riguardano”.

Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza, commentando l’approvazione da parte del Consiglio regionale della Sardegna dei sei quesiti referendari per l’abrogazione di alcune parti dell’art. 38 della legge n.133/2014 (sblocca Italia) e di alcune norme ad esso correlate, e dell’art. 35 della legge n. 134/2012 (decreto sviluppo). Gli stessi quesiti sono stati approvati sabato scorso dalla Basilicata, Regione capofila, e successivamente dalle Assemblee legislative di Marche, Molise, Puglia e Sardegna. Prima del 30 settembre, data entro la quale i quesiti dovranno essere depositati presso gli uffici della Corte di Cassazione, si riuniranno anche i Consigli regionali di Sicilia, Abruzzo, Veneto, Campania, Calabria, Liguria ed Umbria.

A parere di Lacorazza “l’iniziativa istituzionale assunta dalle Regioni, oltre alla naturale funzione di rappresentanza dei territori, serve anche oggettivamente a riaprire il dibattito sul futuro di questi enti, chiamati ad aggiornare il proprio ruolo di presidio democratico e di governo del territorio”.