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26 gennaio 2016

Il presidente del Consiglio regionale insiste sulla proposta dell’election day: “In questo momento bruciare 300 milioni per provare (e comunque non ci si riuscirà) a non far raggiunger il quorum è uno schiaffo alla povertà e alle emergenza sociale”

“Dopo che la Corte costituzionale ha dato il via libera al quesito referendario sulle trivelle in mare, ieri sono stati depositati due conflitti di attribuzione dinanzi alla Consulta su altri due quesiti referendari che la Cassazione aveva ritenuto superati dalle norme proposte dal Governo e approvate dal Parlamento: piano delle aree per ricerca ed estrazione di idrocarburi e doppio regime per il rilascio dei titoli”. Lo rende noto il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza, che coordina l’attività delle Assemblee legislative proponenti.

Lacorazza insiste sulla proposta dell’election day: “Pagare di più per far partecipare di meno. Sarebbe questa logica a guidare la scelta di non far votare nello stesso giorno per il referendum sulle trivelle in mare e per il primo turno delle elezioni amministrative In questo momento – aggiunge – bruciare 300 milioni per provare (e comunque non ci si riuscirà) a non far raggiunger il quorum è uno schiaffo alla povertà e alle emergenza sociale. Il tema energetico e la collaborazione tra istituzioni della Repubblica sono così rilevanti da favorire la partecipazione e la scelta tra il si e il no, non tra il si e il non voto”.

“Al quesito sulle trivelle in mare – conclude Lacorazza – ammesso dalla Corte Costituzionale e per il quale tra il 10 e il 15 febbraio si conoscerà la data della consultazione si aggiungono ora i conflitti di attribuzione sollevati dinanzi alla Consulta su piano delle aree e doppio regime per il rilascio dei titoli. Un motivo in più per promuovere la partecipazione consapevole dei cittadini e riaprire la discussione sulla strategia energetica nazionale, alla luce delle conclusioni della conferenza sul clima di Parigi”.