Al Presidente dell’ANCI di Basilicata
Salvatore ADDUCE
SEDE
Potenza, 23 ottobre 2015
Caro Presidente,
desidero scusarmi per non poter essere presente all’assemblea regionale degli amministratori locali del 23 ottobre prossimo a causa di inderogabili impegni istituzionali assunti da tempo.
Questa vostra assemblea è occasione importante di discussione e di confronto tra chi, alla guida dei propri Comuni, vive più di ogni altro le difficoltà di gestione di una macchina amministrativa sempre più a corto di risorse; tra l’altro in un contesto normativo nazionale in continua evoluzione e caratterizzato da repentini passaggi da impostazioni federaliste a scelte centraliste, come la stessa riforma Costituzionale del Titolo V dimostra.
Un vero e proprio stato emergenziale, che da anni rischia di far saltare i conti a numerosi Enti Locali; pericolo scampato per l’anno in corso per buona parte di essi anche grazie all’enorme sforzo finanziario che la Regione ha inteso fare destinando, nella passata manovra di assestamento al bilancio di previsione 2015/2017, uno stanziamento per il triennio di circa 58 milioni di euro per la Città di Potenza, per le Province, per il Fondo di Coesione, oltre che a favore di Comuni già in uno stato dichiarato di pre-dissesto ed a rischio bancarotta a causa delle contrazioni delle entrate dovute al caos determinato dal provvedimento sull’IMU agricola.
Misure che, pur facendo registrare critiche circa la ratio e l’impatto di alcune scelte, hanno avuto il grande merito di aprire un dibattito acceso ed intenso, non solo sulle politiche di sostegno agli Enti Locali, ma anche sulla governance territoriale che da qui ai prossimi anni ritengo debba occupare gran parte dell’agenda di governo regionale, anche alla luce del dibattito che si svilupperà sul Masterplan e sul Piano Sud del Governo nazionale.
Sono infatti emerse diverse proposte che intendo porre sinteticamente alla vostra attenzione:
1) l’approvazione in prima Commissione del testo del nuovo Statuto della Regione Basilicata, che ci apprestiamo a portare in Aula per l’esame in prima lettura, disegna uno scenario di protagonismo per i Comuni, le loro unioni e gli enti di area vasta, attraverso il pieno riconoscimento della loro partecipazione alla definizione delle politiche regionali. In questo quadro, occorre adeguare la legislazione regionale di riferimento, prevedendo innanzitutto l’istituzione di un fondo unico per gli Enti Locali organizzato per fasce di abitanti e criteri oggettivi e perequativi che possano misurarsi su fabbisogni e costi standard, su servizi e diritti di cittadinanza. Il fondo dovrebbe far crescere la premialità per le Unioni di comuni e dovrebbe avere una parte relativa alla spese corrente e criteri per le spese d’investimento legati anche a fondi diversi da quelli del bilancio regionale. È necessario valutare anche le possibili interazioni con i Piani sociali di zona e con altri strumenti a disposizione degli Enti Locali stessi;
2) alla luce dell’annunciata eliminazione dell’IMU agricola da parte del Governo nazionale con la Legge di Stabilità 2016, valutare la possibilità di incrementare il Fondo di Coesione con le risorse già previste tra le “Misure urgenti di sostegno ai comuni”, pari ad 1.275.000 € per il 2016 ed 1.100.000 € per il 2017, e destinate ai Comuni maggiormente penalizzati proprio dai mancati proventi dell’IMU agricola stessa;
3) completare per tutti, e aggiornare per altri, i Piani di Azione per l’Energie Sostenibili (PAES) comunali, anche in virtù dell’importante contributo dato dalle Province e dalla Società Energetica Lucana. Saremmo di fronte ad un Piano o ad un parco progetti green che potrebbe intercettare meglio e di più:
a) le ingenti risorse comunitarie in vista del prossimo ciclo di programmazione 2014/2020;
b) quelle derivanti dalla rimodulazione del fondo 3% delle royalties (ex card carburante) che, da risoluzione approvata in Consiglio regionale, dovrebbero essere destinate in parte ad un fondo diretto a Comuni e Province, anche per interventi a sostegno del decoro urbano nonché di riqualificazione della viabilità;
c) altre fonti finanziarie per rimettere in moto il comparto dell’edilizia; settore che rappresenta una parte fondamentale dell’economia locale e che, intorno alla sicurezza, alla manutenzione del territorio ed alla sostenibilità potrà essere fortemente rilanciato.
4) favorire la gestione da parte di associazioni di Comuni dei servizi turistici (con particolare attenzione al turismo accessibile), sportivi e culturali, attraverso i progetti “Basilicata 2019, futuro senza barriere” (turismo per persone con disabilità e non autosufficienti), “Basilicata 2019, muoviamo il futuro” (sport), “Basilicata 2019, scaviamo il futuro” (archeologia) e “Basilicata 2019, parco culturale” (rete di parchi culturali e fondazioni); tutti importanti “vagoni” da agganciare alla “locomotiva” Matera 2019 che potranno trovare sbocco nelle imminenti scelte del PON Cultura e del FESR Basilicata 2014/2020;
5) la nuova programmazione regionale è un po’ fragile nella parte relativa all’autonomia ed alla responsabilità degli Enti Locali per lo sviluppo del territorio. Sulle città, Potenza e Matera, ci sono più margini di recupero, c’è una traccia possibile; per i territori cosiddetti POIS, PIT, PIOT mostra limiti. Ma non possiamo buttare via il bambino e l’acqua sporca. Penso che con meno procedure macchinose e meno burocrazia, ma con più qualità progettuale, si possa provare a replicare il modello Barca per le aree interne;
6) sarebbe il caso di riflettere sulla legge regionale sugli Enti Locali all’attenzione delle Commissioni;
7) sarebbe opportuno effettuare una seria riflessione sulla L.R. 23/99, oltre che a spingere per l’approvazione del Piano paesaggistico, poiché l’assenza di regole per il governo del territorio non offre certezze, trasparenza e velocità per l’attività degli Amministratori locali, oltre che dei soggetti privati, a causa di farraginose e complicate procedure autorizzative;
8) infine, ma non per ultimo, aggiungo che, proprio in queste ore è stato definito da parte della Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali uno schema di delibera consiliare, che ti allego alla presente, affinché ci sia un sostegno dei Comuni alla scelta referendaria fatta. Certamente conoscerai il merito della questione; aggiungo che sono molti gli attestati ed i sostegni che stanno arrivando a questa iniziativa. Tengo a ribadire che il nostro obbiettivo non è il referendum, bensì cambiare le norme affinché si ripristini il principio di leale collaborazione tra tutte le Istituzioni repubblicane, in primis i Comuni. Nei giorni scorsi la Conferenza Episcopale di Basilicata, dando seguito al percorso avviato da Papa Francesco con l’Enciclica “Laudato si’”, ha posto al centro del dibattito politico ed istituzionale temi molto rilevanti in materia. Credo che l’ANCI possa assumere una iniziativa volta a sostenere questo confronto, necessario al Paese, vitale per il futuro della Basilicata.
Sono solo alcune delle questioni che ho ritenuto opportuno segnalare alla vostra qualificata assemblea affinché possano essere, se ritenete, elaborate, sviluppate ed arricchite data l’esperienza vissuta sul campo da Sindaci ed Amministratori locali.
Buon lavoro
Di seguito lo schema di delibera consiliare:
DELIBERE CONSIGLI COMUNALI
premesso che
la Costituzione italiana ripartisce tra lo Stato e le Regioni la competenza legislative in materia di “produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia” e “governo del territorio”;
la competenza legislativa ed amministrativa delle Regioni assicura loro autonomia politica ed il concorso con lo Stato in materie particolarmente sensibili per gli interessi e lo sviluppo dei territori ne consente un ampia condivisione delle decisioni da parte della società civile e dalle forze politiche, secondo meccanismi di responsabilizzazione e partecipazione;
le risorse naturali costituiscono un interesse primario per la popolazione dei territori interessati che possono avanzare richieste alle istituzioni locali affinché operino efficacemente e con la massima attenzione nei confronti delle attività energetiche che possono avere importanti ricadute economiche e ambientali importanti per il futuro dei propri territori;
L’art. 38 del d. l. n. 133 del 2014, convertito in legge, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, della legge n. 164 del 2014, contiene norme concernenti la valorizzazione delle risorse energetiche nazionali che affidano allo Stato l’adozione delle decisioni fondamentali in relazione alla realizzazione degli interventi di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi;
valutato che
le attività relative agli idrocarburi liquidi e gassosi rientrano tra quelle del settore energetico, per le quali, in virtù del principio di leale collaborazione, devono prevedersi meccanismi di raccordo e cooperazione tra Stato e autonomie da tradursi, secondo la giurisprudenza costituzionale, in una procedura articolata e a struttura necessariamente bilaterale, tale da assicurare lo svolgimento di reiterate trattative, non superabile con decisione unilaterale di una delle parti;
solo nel rispetto in concreto del principio di leale collaborazione sia possibile procedere ad interventi di fronte ad iniziative di riforma economico-sociale di rilievo strategico, vieppiù se si tratta di interventi “urgenti ed indifferibili”;
i meccanismi previsti dall’articolo 38 del d. l. n. 133 del 2014 riconoscono alle Regioni limitate possibilità di interlocuzione in relazione ad attività di notevole impatto economico, ambientale e sociale, nonostante le importanti competenze legislative ed amministrative che alle medesime sono riconosciute dal diritto costituzionale vigente;
l’art. 35, comma 1, del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, esclude dal divieto di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi entro il limite delle 12 miglia marine dalle linee i procedimenti concessori in corso alla data di entrata in vigore del d.l. n.128/2010 e che tali procedimenti si concluderanno a breve con il rilascio dei corrispondenti titoli minerari;
preso atto che
sono ormai numerose le istanze presentate a livello regionale e locale di abrogare o modificare le disposizioni del c.d. “decreto Sblocca Italia”, perché permettono allo Stato di superare il vaglio delle Regioni, e attraverso loro, dei territori, e di consegnare alla unilaterale volontà dello Stato l’adozione della decisione finale;
il confronto con le istituzioni territoriali nelle decisioni di politica economica, ambientale e di sviluppo energetico della Repubblica deve essere costante e deve permettere la massima partecipazione a interventi di interesse primario per le aree coinvolte;
gli enti locali, i portatori di interessi economici e sociali, devono poter partecipare alla fase di discussione su decisioni in quanto soggetti in campo, attraverso il dialogo con le istituzioni regionali e tramite queste ultime, con lo Stato.
dieci Consigli regionali hanno deliberato la proposta di referendum abrogativo dell’art.38, considerando che la scelta della strada referendaria non intende mettere in discussione l’interesse strategico del Paese sui temi energetici, ma coinvolgere indiscutibilmente le Regioni in scelte che inevitabilmente incidono sugli interessi e sui beni delle comunità territoriali insediate negli ambiti regionali;
che i quesiti referendari proposti dai Consigli regionali concernono sia la dichiarazione di strategicità, indifferibilità ed urgenza che la definizione del cd. piano delle aree e che scopo dell’abrogazione è porre rimedio al depotenziamento del ruolo delle Regioni e degli enti disposto tramite il potere sostitutivo, affinché l’intesa sul rilascio dei titoli minerari torni ad essere un atto a struttura necessariamente bilaterale e cioè superabile dallo Stato solo a seguito di effettiva trattativa con le Regioni interessate;
che il percorso referendario proposto tenta di ristabilire il principio di leale collaborazione e avviare una riflessione sul ruolo dei territori e delle autonomie regionali;
tutto ciò premesso
condivide
la scelta dei Consigli regionali di proporre il referendum abrogativo di alcune delle norme del decreto legge c.d. sblocca Italia che non consentono alle Regioni interessate dalle attività di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi di garantire il controllo delle politiche che, nell’ambito delle materie sopra richiamate, investono specificamente il proprio territorio
Assemblea Anci Basilicata, messaggi di Lacorazza e Mollica
Il presidente del Consiglio regionale invia ad Adduce un documento con proposte e riflessioni. Il vicepresidente: “Siamo pronti al fondo unico per i Comuni vogliamo dettare una nuova norma che sia rispondente alle esigenze dei Comuni stessi”
Il presidente del Consiglio regionale Piero Lacorazza ha inviato una lettera al presidente dell’Anci Basilicata Salvatore Adduce in occasione dell’assemblea regionale dei Comuni lucani che si svolge oggi a Potenza. Lacorazza, che si trova in Lombardia per impegni istituzionali, sottolinea “l’occasione importante di discussione e di confronto tra chi, alla guida dei propri Comuni, vive più di ogni altro le difficoltà di gestione di una macchina amministrativa sempre più a corto di risorse, in un contesto normativo nazionale in continua evoluzione e caratterizzato da repentini passaggi da impostazioni federaliste a scelte centraliste, come la stessa riforma Costituzionale del Titolo V dimostra. Siamo anche nella fase conclusiva dell’approvazione dello Statuto regionale, dal quale passa una sfida unitaria del nostro territorio alla luce dell’indebolimento delle Province e del dibattito aperto sulle macroregioni”.
In questo contesto generale Lacorazza ha voluto trasferire al presidente dell’Anci Adduce alcune proposte sui cui in questi mesi ha posto l’accento: istituire un fondo unico per gli enti locali organizzato per fasce di abitanti e criteri oggettivi e perequativi che possano misurarsi su fabbisogni e costi standard, su servizi e diritti di cittadinanza; incrementare il fondo di coesione con le risorse destinate per il 2016 inizialmente ai Comuni maggiormente penalizzati dai mancati proventi dell’Imu agricola, che sarà abolita; completare e aggiornare i Piani di azione per le energie sostenibili (Paes) comunali; utilizzare parte delle risorse dell’ex card carburante per manutenzione strade, decoro urbano e abbattimento barriere architettoniche; favorire la gestione associata dei servizi turistici a partire dai Comuni sede di parchi letterari e fondazioni, parchi archeologici; adattare il “modello Barca” per sostenere la programmazione partecipata migliorando la qualità progettuale di Pois, Pit e Piot; riflettere sulla legge regionale sugli enti locali attualmente all’attenzione delle Commissioni; spingere per l’approvazione del Piano paesaggistico e rivedere la legge urbanistica regionale (n. 23/99); promuovere l’approvazione da parte dei Comuni lucani di una delibera, proposta dalla Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative regionali, di sostegno ai referendum promossi da dieci Regioni per l’abrogazione di alcune norme che regolano le autorizzazioni delle attività estrattive.
Nella lettera Lacorazza ricorda inoltre “l’enorme sforzo finanziario che la Regione ha inteso fare destinando, nella passata manovra di assestamento al bilancio di previsione 2015/2017, uno stanziamento per il triennio di circa 58 milioni di euro per la Città di Potenza, per le Province, per il Fondo di Coesione, oltre che a favore di Comuni già in uno stato dichiarato di pre-dissesto ed a rischio bancarotta a causa delle contrazioni delle entrate dovute al caos determinato dal provvedimento sull’Imu agricola. Misure che, pur facendo registrare critiche circa la ratio e l’impatto di alcune scelte, hanno avuto il grande merito di aprire un dibattito acceso ed intenso, non solo sulle politiche di sostegno agli Enti Locali, ma anche sulla governance territoriale che da qui ai prossimi anni ritengo debba occupare gran parte dell’agenda di governo regionale, anche alla luce del dibattito che si svilupperà sul Masterplan e sul Piano Sud del Governo nazionale”.
All’assemblea dell’Anci Basilicata il Consiglio regionale era rappresentato dal vicepresidente Francesco Mollica, che nel suo indirizzo di saluto ha sottolineato come “il Consiglio regionale sta lavorando in sinergia con l’Anci. La Conferenza delle Autonomie locali con l’approvazione dello Statuto assume un carattere primario, i Comuni diventano attori principali mentre le Province stanno sempre più perdendo il loro ruolo. Insieme al presidente Pittella è stato tracciato un percorso per la consultazione e la concertazione inerente la legge di stabilità. Vi è un grande ruolo che i Comuni devono poter svolgere, basti pensare ai Gal sulla nuova programmazione e su ciò che viene anche richiesto da parte loro come assistenza, cioè una quota parte dei fondi dell’assistenza sui fondi europei. Di questo discuteremo, siamo già pronti con un fondo unico per i Comuni e insieme al presidente Lacorazza e ai colleghi del Consiglio regionale vogliamo dettare una nuova norma che sia rispondente alle esigenze dei Comuni stessi”.